Fabio Capello svela retroscena su Berlusconi e Ronaldo
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Direttore: Alessandro Plateroti

Fabio Capello: le confessioni su Berlusconi e Calciopoli

Fabio Capello

In un’intervista a Radio Tv Serie A, Fabio Capello racconta episodi inediti della sua carriera, tra cui il rapporto con Berlusconi.

Nel panorama calcistico degli anni ’90, il Milan emerge come una delle squadre più dominanti, grazie anche alla guida di Fabio Capello. L’allenatore, riflettendo sulla sua carriera, attribuisce gran parte del suo successo al presidente Silvio Berlusconi. Berlusconi, riconoscendo il potenziale di Capello, lo nomina vice di Nils Liedholm, offrendo al giovane allenatore l’opportunità di crescere e formarsi.

Fabio Capello
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L’esperienza con Ronaldo e la sfuriata ai tifosi della Roma

Durante l’intervista a Radio Tv Serie A, Capello racconta: «A lui devo tutto, ha creduto in me dal primo momento, fin da quando mi ha nominato vice di Liedholm. Mi ha fatto studiare, mi ha fatto fare tanti corsi». Un percorso che lo porta sulla panchina rossonera dopo l’addio di Sacchi. Ma la sua lealtà a Berlusconi si manifesta anche quando decide di lasciare il Real Madrid per tornare al Milan: «Ero al Real, andai dal presidente e gli dissi: “Guardi, a quest’uomo devo tutto. Le chiedo per piacere il permesso di tornare in Italia”».

Uno degli episodi più curiosi riguarda Ronaldo il Fenomeno. Berlusconi, desideroso di portarlo al Milan, si consulta con Capello, che però lo sconsiglia: «Mi chiamò e gli dissi: “Guardi Presidente, Ronaldo è il più grande calciatore che io abbia allenato, il più bravo di tutti, però ormai non ha più voglia di allenarsi, di lavorare, è grasso, non vuol dimagrire. Lasci stare anche perché siamo già d’accordo con una squadra saudita”». Ma Berlusconi non ascolta e conclude comunque l’acquisto.

Un altro momento cruciale della carriera di Capello riguarda lo scudetto vinto con la Roma nel 2001. Durante l’ultima partita contro il Parma, l’invasione di campo a pochi minuti dal termine lo manda su tutte le furie: «Nessuno capì il pericolo di quell’invasione a 10′ dalla fine. Se uno di loro avesse dato uno spintone o un pugno a un giocatore avversario, avremmo perso la partita. Nella mia vita non mi sono mai arrabbiato così tanto. Ero l’unico in mezzo al campo che urlava come un pazzo, con degli improperi che non si possono dire».

La rivelazione finale

Tra aneddoti e confessioni, Capello ripercorre una carriera straordinaria, fatta di successi e scelte coraggiose. E, a proposito di Calciopoli, non ha dubbi: «Gli scudetti li sento vinti sul campo. La squadra era nettamente più forte delle altre. Non avevamo assolutamente bisogno di tutto quello che è venuto fuori». Una dichiarazione che chiude l’intervista con la stessa fermezza che ha sempre contraddistinto il suo carattere.

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ultimo aggiornamento: 22 Febbraio 2025 13:27

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