Marcello Dell’Utri rivela nuovi dettagli su Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore divenuto guardia del corpo di Berlusconi.
In una recente intervista al Corriere della Sera, Marcello Dell’Utri ha condiviso nuovi retroscena su Silvio Berlusconi e Vittorio Mangano, noto come lo “stalliere di Arcore”. Dell’Utri ha raccontato dell’incontro con Mangano e del ruolo che quest’ultimo ebbe nella vita dell’ex premier.
Durante l’intervista, l’ex senatore ha ripercorso vari momenti della sua carriera, dal suo coinvolgimento nella politica fino al rapporto con Berlusconi, ma uno degli episodi più significativi riguarda proprio la figura di Mangano, descritto come un personaggio “inquietante e imponente”.
Le rivelazioni di Marcello Dell’Utri su Berlusconi e Mangano
Dell’Utri ha conosciuto Mangano negli anni ’70, quando Berlusconi acquistò Villa San Martino ad Arcore e cercava qualcuno che potesse gestire la vasta tenuta, popolata da contadini e animali. Fu Dell’Utri a suggerire Mangano, incontrato anni prima in un contesto calcistico a Palermo. Mangano si rivelò ben più di un semplice stalliere. Grazie alla sua presenza imponente, Berlusconi iniziò a utilizzarlo anche come guardia del corpo per proteggere la famiglia, soprattutto durante i viaggi a Milano.
Dell’Utri ha ricordato quegli anni in cui lavorava a stretto contatto con Mangano: “Era un personaggio inquietante, faceva paura, fisicamente imponente e dallo sguardo severo. E questo contò molto nella scelta. Così Silvio cominciò a usarlo come guardia del corpo per la moglie e i figli, quando andavano a Milano.” Come riportato da notizie.virgilio.it
Vittorio Mangano: dall’agricoltura alla protezione
Dell’Utri ha sottolineato come Mangano fosse “fisicamente imponente” e come la sua figura incutesse timore, un elemento che contribuì alla sua trasformazione da stalliere a protettore della famiglia Berlusconi. Secondo l’ex senatore, Mangano era una presenza costante e fidata.
Tuttavia, Dell’Utri ha affermato di non avere alcun sospetto delle sue connessioni mafiose al momento della loro collaborazione. Solo successivamente, infatti, si scoprì che Mangano era affiliato a un’importante organizzazione criminale siciliana. “Di Mangano non potevo aver alcun sospetto di affiliazione alla mafia. Solo dopo è venuto fuori che era il capo di un mandamento di Palermo,” ha detto Dell’Utri.
Durante l’intervista, Dell’Utri ha anche chiarito una delle polemiche più controverse legate alla sua figura: la famosa frase in cui definì Mangano un “eroe”. Ha spiegato che si riferiva al fatto che Mangano, nonostante fosse in prigione, non accettò mai di mentire per ottenere uno sconto di pena, né contro Dell’Utri stesso né contro Berlusconi. “Se avesse detto qualsiasi cosa contro di me e Silvio, anche non vera, lo avrebbero scarcerato subito. Non l’ha fatto, non accettò di mentire per salvare se stesso,” ha affermato l’ex senatore, sottolineando così la lealtà di Mangano fino alla fine.
In questo modo, Marcello Dell’Utri ha cercato di difendere la sua versione dei fatti, presentando una visione complessa e ambigua del rapporto tra il mondo imprenditoriale di Berlusconi e la figura di Mangano.