La fase 2 dell’emergenza coronavirus apre un solco tra lo Stato e la Chiesa. La CEI guida l’attacco al mondo della politica.
Stato e Chiesa di nuovo contro. O meglio, politica e religione non sono propriamente in sintonia sulla gestione della fase 2 dell’emergenza coronavirus. Il nodo è quello delle celebrazioni liturgiche. Le messe. La CEI chiede di poter riaprire le porte delle chiese, ovviamente nel rispetto delle norme per il contenimento del coronavirus. Per il governo è presto.
Niente concessioni alla Chiesa nelle prime settimane della fase 2, ‘passano’ solo i funerali blindati
Conte la ha detto con dispiacere, forse anche un leggero velo di imbarazzo, in occasione della conferenza stampa del 26 aprile durante la quale ha fatto il punto sulla ripartenza. Il braccio di ferro iniziato nei giorni scorsi si è concluso con un nulla di fatto. Potremmo dire che hanno vinto le ragioni dello Stato, ma la sensazione è che non ci siano vincitori.
L’alleanza tra Papa Francesco e il Premier Conte nel pieno dell’emergenza coronavirus
L’emergenza coronavirus ha evidenziato un’alleanza stretta tra il Presidente del Consiglio e Papa Francesco. I due si sono incontrati, si sono confrontati. Si sono scambiati attestati di stima e di affetto. Hanno unito la Chiesa e lo Stato in una battaglia contro un nemico spietato. Il Pontefice è stato anche un alleato politico del Presidente del Consiglio quando ha invitato l’Europa a prendere in considerazione strumenti innovativi per superare la crisi economica. E il riferimento ai coronabond non è sfuggito a nessuno.
La fase due dell’emergenza coronavirus spacca Stato e Chiesa
La fase 2 però spacca la lieta armonia. La CEI non ha risparmiato critiche al governo. I fedeli hanno seguito a ruota l’esempio puntando il dito contro il Presidente del Consiglio e i suoi team di esperti. La possibilità di celebrare i funerali non è bastata alla Chiesa che vuole riprendere la sua vita e la sua funzione. Vuole reinventarsi per ripartire. Forse anche sottovalutando alcuni problemi pratici. Così come forse lo Stato ha sottovalutato la voglia di Dio che anima milioni di italiani. Ed è vero che per pregare non c’è bisogno delle cattedrali, ma è vero anche che un conto è la propria cameretta e un conto è la propria comunità. Un Cristiano ha bisogno di entrambi per sentirsi completato.