Fastweb, riammessi settantadue dipendenti che sono stati mandati a lavorare a centinaia di chilometri di distanza dalla propria abitazione.
Prosegue la battaglia legale tra la Fastweb e settantadue dipendenti in guerra legale con l’azienda dal 2012.
Il nuovo risvolto della vicenda è rappresentato dal fatto che i settantadue lavoratori sono stati riammessi ma assegnati a una sede di lavoro a centinaia di chilometri di distanza da quello che era il proprio ufficio e, nella maggior parte dei casi, dalle abitazioni.
La trattativa tra Fastweb e Visiant Next
La vicenda affonda le proprie radici al 2012, quando Fastweb firmò la cessione alla Visiant Next di un ramo dell’azienda con oltre settecento dipendenti.
Iniziò una battaglia legale vinta dai dipendenti, che avevano denunciato come l’operazione di mercato fosse in realtà una vera e propria esternalizzazione mascherata da cessione. La conferma secondo i giudici è nel fatto che proprio la Fastweb sarebbe l’unica committente della società che ha proceduto con l’acquisto del ramo.
Dopo le prime due sentenze definitive dei tribunali di Milano e Torino, la società di telecomunicazioni ha deciso di fare ricorso in Cassazione per provare a far valere le proprie ragioni. Senza riuscirci.
Fastweb, settantadue dipendenti riammessi ma mandati a lavorare a centinai di chilometri di distanza dal loro vecchio ufficio
A quasi sette anni di distanza dall’inizio delle vicissitudini, arrivato quello che doveva essere un lieto fine e che invece per i sindacati rappresenta una vera e propria presa in giro nei confronti dei dipendenti.
Fastweb ha infatti riammesso i settantadue dipendenti a pieno titolo ma nella sede di Bari. Decisamente un bel viaggio per le dieci persone che dovranno muoversi da Torino, le 31 che partiranno da Milano e le 2 che si muoveranno da Roma. Le cose andranno parzialmente meglio per i 23 che si trovano a Napoli e i 6 che si trovano a Catania,. Ironicamente parlando ovviamente.
Il legale dei dipendenti: una ripicca
Intervenuto ai microfoni de la Repubblica il legale dei settantadue dipendenti ha parlato senza mezzi termini di una vendetta da parte della società, evidenziando poi come per molti lavoratori sia impossibile trasferirsi anche per motivi di salute suoi o dei propri cari.