Federalismo fiscale, il Sud ‘dimenticato’ dalla Lega. Al Meridione mancano decine di milioni?

Federalismo fiscale, il Sud ‘dimenticato’ dalla Lega. Al Meridione mancano decine di milioni?

L’ultima puntata di Report analizza il sistema del federalismo fiscale e punta il dito contro la Lega. L’errata applicazione della legge avrebbe privato il Sud di decine di milioni di euro.

Continuano a fare notizia le inchieste di Report. Dopo aver analizzato il rapporto tra Salvini e la Russia e dopo aver fatto luce sui social network del Carroccio, il programma in onda su RAI 3 tocca il delicato tema del federalismo fiscale. E solleva un dubbio. La Lega potrebbe non aver dato al Sud decine di milioni di euro previsti dalla legge Calderoli. Ma proviamo a capirci qualcosa in più.

Report, la puntata del 4 novembre

Intervenuto ai microfoni di In Mezz’Ora, Sigfrido Ranucci ha anticipato i contenuti dell’ultima puntata di Report, che ha affrontato il complicato tema del federalismo fiscale.

Che cos’è il federalismo fiscale

Si tratta di un sistema di riscossione delle imposte gestito autonomamente dagli enti locali. Il Federalismo è stato introdotto con l’art. 119 della Costituzione e permette agli enti locali di avere una propria autonomia finanziaria di entrata e di spesa.

Recita l’articolo 119 della Costituzione italiana che regolamenta il federalismo fiscale

I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea.

I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione [53 c.2] e secondo i princìpi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario.

Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio.

La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.

Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti consentono ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite.

Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni.

I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno un proprio patrimonio, attribuito secondo i princìpi generali determinati dalla legge dello Stato.

Possono ricorrere all’indebitamento solo per finanziare spese di investimento, con la contestuale definizione di piani di ammortamento e a condizione che per il complesso degli enti di ciascuna Regione sia rispettato l’equilibrio di bilancio”.

Senato

La legge Calderoli

In Italia il Federalismo fiscale, che fa parte della Costituzione come lo abbiamo riportato nella sua forma integrale, è stato approvato in via definitiva con la legge 5 maggio 2009, n. 42, la cosiddetta legge Calderoli, all’epoca ministro.

Report e OpenPolis, dubbi sul federalismo fiscale: legge Calderoli male applicata, il Sud dovrebbe avere decine di milioni in più

L’inchiesta di Report prende in analisi proprio l’applicazione della legge Calderoli. Che sarebbe errata. Secondo Ranucci, “Se fosse stata applicata la legge Calderoli ai comuni del Sud sarebbero arrivati decine e decine di milioni in più, anche centinaia“.

Nel dettaglio, uno dei nodi principali sarebbe legato al fondo perequativo, che possiamo definire, semplificando il concetto, come uno strumento utile a mitigare le diseguaglianze tra Regioni i cui abitanti presentano differenti capacità fiscale. Lo scopo è quello di garantire standard quanto più omogenei per quanto riguarda i servizi ai cittadini.

Il Sud dimenticato

Nel 2015 il fondo in questione ammontava a 747 milioni di euro circa. Stando a quanto riferito da Report il meccanismo si applica per il 22,5% per il resto lo Stato versa ai comuni le risorse sulla base della spesa storica. Per intenderci. Un Comune con una capacità fiscale inferiore allo standard non riceve il cento per cento della differenza, ma il 45% circa (quasi il 46%). Lo Stato quindi non coprirebbe il gap, scopo dichiarato (come abbiamo visto) del sistema introdotto. Anche al termine del regime transitorio i criteri per la redistribuzione non sono cambiati a norma di legge. Secondo i maligni perché la modifica avrebbe costretto lo Stato a pagare cifre elevatissime ai Comuni e alle realtà del Sud.

Ma cosa succederebbe se il fondo fosse redistribuito al 100% della perequazione, escludendo quindi la spesa storica? La risposta non è nota, il sospetto è che il Meridione avrebbe incassato cifre decisamente maggiori di quelle che si è visto assegnare negli ultimi anni. E non è finita. Ad essere maggiormente penalizzati dal sistema attuale di ripartizione sono proprio le realtà del Sud Italia.

Argomenti