Il caso legato ad Alessia Pifferi che ha lasciato morire di stenti sua figlia Diana di 18 mesi e il pensiero di Vittorio Feltri. Il duro commento.
Tra le vicende di cronaca maggiormente discusse e che hanno mossa la critica in Italia c’è indubbiamente il caso di Alessia Pifferi, la donna che ha lasciato morire di stenti sua figlia Diana di 18 mesi. A commentare l’esito dell’ultima perizia nei suoi confronti, per accertarne le capacità di intendere e di volere, è stato Vittorio Feltri per Il Giornale.

Vittorio Feltri: l’analisi su Alessia Pifferi
Rispondendo ad un lettore de Il Giornale che gli aveva chiesto un commento sulla vicenda della Pifferi e della sentenza che le ha confermato l’egarstolo senza riconoscerle nemmeno stavolta l’infermità mentale, Feltri ha subito fatto il quadro della situazione del fatto di cronaca: “[…] Alessia Pifferi non ha accoltellato la figlia in un impeto di rabbia. Non l’ha gettata da una finestra, spinta da un delirio momentaneo. No. Quella donna ha pianificato. Ha chiuso la porta. Si è infilata le scarpe. Si è truccata. Ha preso la borsa e se n’è andata. Verso la sua vita, verso un uomo, una relazione, o forse solo verso l’illusione di essere ancora al centro di qualcosa che non fosse la maternità. E ha lasciato morire sua figlia. Non in un istante. Ma in sei lunghissimi giorni”.
Dopo aver descritto le condizioni con cui la povera bimba è stata ritrovata senza vita, Feltri ha sottolineato come “l’aspetto più crudele” sia proprio che “[…] un bimbo di pochi anni, neppure due, non ha la capacità e l’autonomia di potersi in qualche modo salvare, di muoversi, di comporre un numero, di uscire di casa, di sollevarsi dalla culla, divenuta letto di morte”.
Il ritratto del male
A questo punto il giornalista nel suo editoriale ha avuto modo di descrivere quanto fatto dalla Pifferi che “non è impazzita in quel momento né ha avuto un attimo di follia. Non era dissociata. […] Aveva già fatto prove di abbandono, aveva già lasciato la piccola altre volte. Ma stavolta l’ha lasciata per troppo tempo. E sapeva che, restando da sola, quella bambina sarebbe morta. E ti dirò di più: lo sperava. E infatti è morta”.
Tale analisi ha quindi portato Feltri a spiegare come “il male non ha un solo volto. Non è sempre maschile. Non ha sempre barba e mani grosse. […] Anche le donne possono uccidere. Anche le madri. E non per necessità. Non per follia. Per scelta. È questo il dato che fa più male […]”. Da qui la conclusione: “[…] Chi ancora osa raccontare che tutte le donne sono angeli per definizione, che la maternità è sempre sacra, che l’uomo è l’unico portatore del male, guardi in faccia Alessia Pifferi. E taccia”.