Il giornalista Vittorio Feltri ha commentato il caso dei tre carabinieri rimasti uccisi dopo un’esplosione durante lo sgombero a Castel D’Azzano.
Dopo aver parlato apertamente dei “nuovi terroristi”, ecco che Vittorio Feltri ha fatto un’amara considerazione a proposito del caso dei tre carabinieri rimasti uccisi nell’esplosione verificatasi nel corso dell’ormai noto sgombero di una abitazione a Castel D’Azzano, in provincia di Verona. Il giornalista, tramite il proprio editoriale su Il Giornale, ha sottolineato come le forze dell’ordine mandate sul posto non sia state tutelate a dovere.

Feltri e i carabinieri uccisi nello sgombero
Rispondendo come di consueto ad un lettore de Il Giornale, Vittorio Feltri ha posto l’accento sulle corrette domande dell’utente che portano a delle riflessioni molto profonde: “[…] Com’è possibile che un’operazione di questo tipo sia stata gestita in modo così rischioso? E ancora: chi era al comando? Si sapeva chi erano quei tre fratelli, si conoscevano i precedenti. Dunque, perché non si è agito con la massima prudenza? Perché si è trasformato uno sgombero in un sacrificio umano?”.
A questi quesiti, il giornalista ha dato una iniziale risposta: “Credo che la tragedia di Castel d’Azzano non sia soltanto una ferita immane nel corpo dell’Arma, ma anche qualcosa che deve indurci a riflettere per fare meglio la prossima volta, scongiurando il pericolo che i nostri valorosi uomini e le nostre valorose donne dell’Arma o di qualsiasi forza statuale deputata alla sicurezza crepino per mano di gente che pazza non è, bensì è criminale”.
“Mandati al macello”
Feltri ha messo in evidenza come “a volte ci accorgiamo che la gestione dell’ordine pubblico è in qualche modo imbrigliata dall’ideologia e dalla paura del giudizio mediatico. Ed è così, ad esempio, che si accetta che poliziotti e carabinieri vengano picchiati, maltrattati, presi a sassate e sputi durante le manifestazioni, ma non si accetta che lo Stato possa reagire e non per vendetta ma per assicurare l’ordine e l’incolumità di tutti […]”, ha detto il giornalista spiegando, ovviamente, che non sia questo il caso ma come nello sgombero di Castel D’Azzano ci sarebbero dovute essere delle valutazioni in merito alla “pericolosità degli occupanti, che pericolosi erano”.
Secondo il giornalista, in un certo senso lo Stato ha “sottovalutato il rischio”. “[… Non è accettabile che in un Paese civile i carabinieri, che dovrebbero essere tutelati, protetti, onorati, vengano mandati al macello senza un’analisi reale del rischio. È un errore strategico. Si ripete che chi indossa una divisa accetta il pericolo di morire sul lavoro ogni giorno. Bene. Non dobbiamo accettarlo noi. Fine. Punto”.
Chiedendo con forza un cambiamento, Feltri ha aggiunto come oggi si viva “in un tempo in cui l’illegalità viene romanticizzata, dove l’ordine è visto come oppressione e lo Stato come nemico […]”. Un qualcosa che deve cambiare per non avere ancora una volta tragedie come quella dei tre carabinieri che hanno perso la vita.