Piantedosi, e non solo, respinto dalla Libia: arriva il durissimo commento di Vittorio Feltri che chiede rispetto per l’Italia.
Ha fatto tanto discutere il caso legato al Ministro Piantedosi e una delegazione di diplomatici che sono stati respinti dalla Libia. Una vicenda destinata a creare anche nei prossimi giorni diverse reazioni e conseguenze. In questo senso è arrivato il commento di Vittorio Feltri tramite le colonne de Il Giornale nel suo editoriale.

Feltri e la difesa di Piantedosi
Rispondendo come sempre ad un suo lettore de Il Giornale, Vittorio Feltri ha commentato la vicenda legata a Piantedosi e alla Libia prendendo le difese del Ministro: “[…] Il ministro dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi, è stato dichiarato persona non grata dalle autorità libiche di Bengasi. Respinto. Cacciato. Offeso. Umiliato. E non perché avesse minacciato nessuno, non perché fosse ubriaco, molesto o privo di documenti, come tanti di quelli che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste. No: lui era lì in rappresentanza dell’Italia, nel pieno rispetto delle regole, con una delegazione ufficiale europea per discutere proprio del fenomeno migratorio”.
Rispetto per l’Italia: la “soluzione”
Dopo una prima analisi, Feltri ha quindi sbottato duramente facendo riferimento che a parti inverse ci sarebbe stato un vero e proprio caos: “[…] Ma se la Libia fa questo a noi, va tutto bene. Nessuno fiata. Nessuna reprimenda. Nessuna ritorsione”.
Secondo il giornalista tutto questo avviene perché l’Italia si fa trattare così: “[…] ci trattano così perché glielo permettiamo. Perché accogliamo tutti, ma non pretendiamo rispetto da nessuno. Perché ci vergogniamo della nostra sovranità, come se fosse un crimine. Mentre loro, che non hanno né libertà di stampa né Stato di diritto, si atteggiano a giudici supremi dei nostri rappresentanti. Forse è giunto il momento di imparare da loro”, ha detto con tanto di provocazione Feltri.
“Di essere noi a respingere. Di dire no a chi non rispetta le regole, a chi non riconosce le istituzioni, a chi pretende tutto e non concede nulla. Smettiamola di fare i buoni a senso unico. E, soprattutto, smettiamola di farci prendere a schiaffi senza neanche la dignità di rispondere”.
A questo punto il giornalista ha terminato il proprio pensiero: “Concludo: se un nostro ministro viene respinto da un Paese a cui versiamo soldi, mentre noi non possiamo nemmeno espellere chi minaccia di stuprare i nostri bambini, allora qualcosa non funziona. E non è la Libia il problema, ma la nostra vigliaccheria“. Come risolvere il tutto? “[…] proteggendo i nostri confini e pretendendo che vengano rispettati, con chiusura dei porti, alla maniera di Salvini, soprattutto se i flussi aumentano, ovvero nei momenti di massima pressione”.