Feltri: “I social non uccidono. Cosa ci hanno fatto davvero”

Feltri: “I social non uccidono. Cosa ci hanno fatto davvero”

Torna a parlare Vittorio Feltri e lo fa sulle vicende di attualità e cronaca che hanno messo l’accento sull’uso social e l’odio sulle piattaforme.

Nuove riflessioni piuttosto importanti da parte di Vittorio Feltri per Il Giornale. Nel suo ultimo editoriale, il giornalista ha parlato del mondo social, dell’odio sulle varie piattaforme in riferimento al caso di Giovanna Pedretti, la ristoratrice morta a seguito della recensione sul suo locale e la sua replica che ha destato diversi dubbi in quanto, per alcuni, “creata ad hoc” per far parlare.

Vittorio Feltri

Vittorio Feltri, la verità sui social

Rispondendo ad un suo lettore, Feltri ha preso una posizione netta riguardo al mondo social e all’odio che, ricollegandosi al caso Pedretti, avrebbe portato la donna a togliersi la vita.

I social network non hanno contribuito a peggiorarci, bensì forse hanno reso più evidenti i nostri vizi, i nostri difetti, la nostra mediocrità. Essi non sono che lo specchio della società, la gente che li frequenta è la stessa che troviamo in giro, per strada, al bar, sul posto di lavoro, in famiglia, soltanto che al di là di uno schermo ci si sente più protetti e quindi si è più propensi a tirare fuori il peggio, dandogli sfogo. L’odio che i social contengono è quello che tracima dalle nostre anime. Non ce lo abbiamo semplicemente addosso, lo portiamo dentro”, ha detto il giornalista.

Le riflessioni sono andate avanti: “[…] La verità è che per stare al mondo, che ci piaccia o meno, dobbiamo fortificarci. Nessuno nasce robusto, è l’esistenza stessa, con i suoi dolori, a renderci tali. Non è forse più facile cambiare noi stessi anziché attenderci che il mondo intero cambi per noi allo scopo di non farci più male, di non ferirci?”.

Il caso Pedretti

Analizzando i social e collegando l’odio sulle piattaforme col caso Pedretti, poi, Feltri ha detto: “Ha senso domandarsi adesso se la ristoratrice sarebbe ancora in vita se non ci fosse Facebook? A mio avviso, non ha alcun senso“, ha sentenziato il giornalista. “Non amo discettare di ipotesi. Ritengo che la signora avesse delle sue personali fragilità e che la polemica di cui è stata protagonista non sia stata la causa fondamentale che l’ha condotta ad assumere una scelta estrema. Al massimo si è trattato di un evento che ha concorso ad acuire un malessere pregresso e mai affrontato. Troppo comodo fare dei social network, degli influencer o dei giornalisti una specie di capro espiatorio di colpe che appartengono un po’ a tutti noi”.