L’accordo di pace a Gaza e le manifestazioni che continuano anche nel nostro Paese: Vittorio Feltri ha le idee chiare sulla situazione.
Sebbene l’accordo di pace a Gaza sembri fragile, con l’avviso di Trump a Israele e soprattutto ad Hamas, il cessate il fuoco sembra resistere. Eppure, anche in Italia, vanno avanti le polemiche e le manifestazioni Pro Pal. Una situazione che, secondo Vittorio Feltri, sarebbe solo “una scusa” per andare contro lo Stato.

Vittorio Feltri e le manifestazioni violente pro Gaza
Tramite il suo ultimo editoriale per Il Giornale dal titolo ‘La Palestina è una scusa per attaccare lo Stato”, Vittorio Feltri ha risposto ad un suo lettore che ha fatto riferimento alle recenti manifestazioni, apparentemente pro Gaza e pro Pal, con particolare focus ai fatti di Milano, che lo hanno visto le forze dell’ordine finire nel mirino degli attivisti violenti.
“Quello che accade nei cortei non è solidarietà, non è protesta civile: è aggressione contro lo Stato, l’autorità, la legge”, ha detto il giornalista. “È la ribellione che si traveste di idealismo. Permetti che ti dica cosa penso, con chiarezza: gli obiettivi effettivi non sono Gaza né i bambini. Quando la guerra ha trovato un cessate il fuoco, quando gli ostaggi sono stati liberati, quando la tregua ha preso forma, questi cortei non si sono dissolti, anzi, hanno intensificato la violenza”, ha detto ancora Feltri.
I nuovi terroristi
Per Feltri quello che sta accadendo con i manifestanti “è la testimonianza che il motivo di tali atti non è la sofferenza palestinese, ma la prova di forza politica sul suolo italiano. È uno scontro con lo Stato, non una solidarietà sincera. La polizia è l’anello debole della catena dello Stato. Chi sceglie di colpire gli agenti, i carabinieri, lo fa perché sa che è un modo per delegittimare chi protegge la convivenza civile […]”.
Questa analisi ha portato il giornalista a definire in modo molto forte e diretto le persone che compiono tali violenze: “[…] È violenza ideologica camuffata con il pietismo. Sono questi i nuovi sovversivi, i nuovi terroristi“.
Lo scenario che si sta vivendo è palese: “[… esiste una violenza crescente, veicolata da chi ha smarrito ogni rispetto della legge. E quella violenza va chiamata per nome: terrorismo urbano, sovversione, assalto allo Stato. La Palestina in tutto questo appare come una scusa, un pretesto, un motivo a caso buttato lì, che si cerca in tutti i modi di tenere in piedi”, ha concluso il giornalista spiegando come, in questi casi, ci voglia il “pugno duro“.