Dopo il crollo di Firenze, Vittorio Feltri ha voluto sottolineare alcuni aspetti legati al triste fenomeno delle morti sul lavoro.
Commento amaro e, per certi versi, anche controverso quello di Vittorio Feltri nel suo ultimo editoriale per Il Giornale dal titolo ‘Per i morti sul lavoro non si scende in piazza’. Il giornalista, come è solito fare, ha risposto ad un lettore per dare il proprio giudizio a seguito anche dei recenti, tristi, fatti del crollo di Firenze dove diversi operai hanno perso la vita.
Feltri, le morti sul lavoro “un’abitudine”
Nell’ultimo editoriale, Feltri ha risposto ad un suo lettore che metteva in evidenza come la stampa si sia quasi dimenticata dei lavoratori morti, con probabile riferimento anche al crollo di Firenze, o ai medici e infermieri che ogni giorno vengono aggrediti. Il giornalista non ha fatto giri di parole con tanto di amara ammissione: “E’ che a certe morti ci si abitua […]”
“L’aumento dei decessi sul lavoro avrebbe dovuto condurci anni fa ad essere più severi e rigorosi in merito ai controlli, invece accade che la stragrande maggioranza dei cantieri non sia in regola, stando ai dati”, ha proseguito Feltri.
“I numeri sono allarmanti”, ha sottolineato ancora il giornalista. “Ma non scendiamo nelle piazze a protestare contro questi fenomeni, ossia quello delle morti sul lavoro e quello degli attacchi fisici e verbali nei confronti degli operatori della sanità”.
Feltri ha anche spiegato come in Italia si facciano “cortei e manifestazioni per i diritti civili della comunità Lgbt, contro il patriarcato, contro il fascismo, contro il cambiamento climatico, ma restiamo muti davanti ad una strage che si consuma ogni dì nelle fabbriche, nei cantieri, negli ospedali”.
“Se si trattasse di femmine”
Controversa, poi, la conclusione dell’editoriale dove Feltri ha fatto una importante distinzione.
“A crepare sul lavoro poi sono quasi sempre i maschi. Forse è pure per questo che gli oltre mille decessi ogni 12 mesi non producono più di tanto riprovazione”, ha aggiunto.
“Se si trattasse di femmine, allora sì che lo considereremmo un problema. Allora sì che parleremmo di strage. Allora sì che non faremmo semplicemente spallucce. Allora sì che definiremmo determinate statistiche ‘bollettini di guerra'”.