Feltri disgustato: “Ci siamo rotti le p***e”

Feltri disgustato: “Ci siamo rotti le p***e”

Il duro pensiero di Vittorio Feltri tra Natale, programmazione televisiva e feste passate in famiglia. Il giornalista senza peli sulla lingua.

A Natale siamo tutti più buoni. O quasi. Vittorio Feltri si conferma duro e tagliente con le parole e anche nel corso del suo ultimo editoriale per Il Giornale, non le manda certo a dire a proposito di diversi argomenti legati, anche, alle festività natalizie, Capodanno e l’Epifania.

Vittorio Feltri

Feltri, le feste di Natale

Come sempre accade nei suoi editoriali, Feltri ha risposto ad un suo lettore che dava la propria opinione sulle feste di Natale, tra pasti in famiglia – di cui è stufo – e programmazione televisiva stancante.

Il giornalista ha dato, di fatto, ragione all’interlocutore sottolineando: “In questi giorni, mio malgrado, non ho messo quasi mai il naso fuori di casa. È tutto chiuso, tutto fermo, tutto in pausa, persino i giornali sono in stand-by e le edicole non aprono i battenti. Che tristezza! Che melanconia! Ci tocca stare tappati tra le mura domestiche con i familiari, che non sempre e non tutti sono di nostro gradimento”.

Il pensiero di Feltri è poi andato avanti spiegando come, al netto delle apprenze, molti “si sono rotti le palle di cenoni, pranzoni, invasioni di zie, cugini, nipoti, cognati, suoceri”.

L’affondo sulle televisioni

Eppure, l’affondo principale del giornalista è stato quello rivolto alle televisioni. “Ma la cosa più insopportabile, come tu ben sottolinei, è l’appiattimento generale delle reti televisive che ci somministrano un unico tema, trattato in tutte le salse, ossia quello natalizio. Un conformismo a questi livelli non si era mai visto. Inevitabile scivolare nella noia nonché nel rifiuto e spegnere la tv”, ha detto Feltri.

Dopo aver elencato i classici film di Natale e gli appuntamenti che ogni anno si ripetono, sempre identici, il giornalista ha aggiunto: “[…] Purtroppo, manca la voglia di fare, di cambiare, di innovare, di abbandonare i soliti cliché, di lasciare andare quelle che sono diventate abitudini trasformatesi poi in vizi. Ed eccoci qui anche oggi, a subire le consuete ciance. E non illudiamoci: il Natale passa, sì, ma la programmazione natalizia perdura e ci accompagna fino alla Epifania e persino oltre”.

In conclusione: “Il tutto, a mio modesto avviso, ha uno scopo: quello di renderci satolli, saturi, esasperati, e forse anche un po’ disgustati? Perché no? Per almeno altri 11 mesi del Natale ne avremo abbastanza”.

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