Come sempre molto diretto, Vittorio Feltri è tornato a parlare di patriarcato e di come si rischia di far cadere nel banale l’argomento.
A seguito dell’omicidio di Giulia Cecchettin, in Italia si sta parlando con grande frequenza di patriarcato. Una parole fin troppo ripetuta e in modo non corretto secondo Vittorio Feltri che nel suo editoriale recente per Il Giornale ha voluto rispondere ad un lettore sul tema.
“Quante banalità sul patriarcato”: l’analisi di Feltri
Come spesso gli accade, Feltri è stato sollecitato da un lettore per commentare alcuni fatti di stretta attualità. L’ultimo caso è relativo al tema del patriarcato. L’utente ha sottolineato come “ormai da settimane” si senta parlare “solo e soltanto di violenza di genere, quindi anche di patriarcato, dominio del maschio, mascolinità tossica”, chiedendo al giornalista di “mettere fine a questo delirio”.
Dal canto su Feltri ha risposto in modo affermativo spiegando la sua posizione sull’argomento e sottolineando come, in effetti, in tv e non solo si stia parlando solo di questo argomento, spesso anche a sproposito.
“Avverto la tua medesima stanchezza”, ha convenuto il giornalista. “Ogni dibattito televisivo, ogni commento, ogni articolo di giornale, ogni editoriale, ogni servizio del tg si concentrano ormai da giorni e giorni su questa tematica. Il che è già negativo in quanto l’informazione si avvita intorno a se stessa, come se i giornalisti, capendo che un tema è particolarmente sentito dall’opinione pubblica, cogliessero l’occasione per avere attenzione da parte di lettori e telespettatori che se li filano poco, i quali tuttavia sono esseri umani e si stufano, eccome se si stufano. Abbiamo perso il senso della misura. Inoltre, c’è un’aggravante che non possiamo non considerare: ripetendo sempre le stesse cose togliamo loro valore, persino le orecchie si assuefanno […]”.
L’affondo
Prendendo poi spunto dal Consiglio regionale lombardo che si è riunito in data odierna e di cui Feltri fa parte come consigliere per il gruppo di Fratelli d’Italia, il giornalista ha dato il proprio affondo decisivo.
“Per ore ed ore abbiamo ascoltato inermi interventi delle opposizioni che hanno ripetuto all’infinito il già detto. Un concentrato di luoghi comuni, una rassegna di banalità, un susseguirsi di frasi fatte, un’elencazione di pregiudizi, una fiera di mediocrità del pensiero. Mentre udivo, mio malgrado, questi discorsi mi sono stupito di quanto siamo sciocchi noi esseri umani, che sentiamo la necessità, per non essere da meno, di replicare quello che è stato pronunciato o fatto da tutti gli altri. E non ho percepito alcun sentire, alcuna emozione, alcuna partecipazione in quell’aula. Era tutto freddo, sterile, obbligato. Ognuno parlava di femminicidio per dare prova della sua adesione al politicamente corretto […]”.