Le parole di Macron e quelle di Starmer sul riconoscimento dello Stato di Palestina e cosa dovrebbe fare l’Italia. Parla Vittorio Feltri.
La situazione a Gaza continua ad essere tremenda e nelle ultime settimane si sta sviluppando sempre con maggiore insistenza l’ipotesi del riconoscimento da parte di alcune potenze europee dello Stato di Palestina. Tale pista è stata affrontata dalla Francia con Macron e anche dal Regno Unito con Starmer. Ma cosa dovrebbe fare l’Italia a tal proposito? A parlarne è stato Vittorio Feltri per Il Giornale.

Riconoscimento Palestina: parla Feltri
Intervenuto su Il Giornale nel consueto appuntamento con il suo editoriale in risposta ad un lettore, Vittorio Feltri ha commentato la possibilità che venga riconosciuto da alcuni Paesi lo Stato di Palestina. In questo senso, l’utente che ha contattato il giornalista ha chiesto un parere su come dovrebbe comportarsi l’Italia e se fosse il caso di “seguire” la Francia.
Feltri, senza peli sulla lingua, ha risposto: “No, l’Italia non deve riconoscere la Palestina soltanto perché Macron ha detto che forse lo farà, compiendo quindi una mera dichiarazione di intenti”, ha detto. “Non siamo un satellite della Francia, né un gregario che aspetta la mossa di Parigi per mettere la firma. […]”. Il giornalista ha quindi aggiunto: “Noi siamo un Paese sovrano, con una linea autonoma. Non ci serve un permesso da parte dell’Eliseo per esercitare il buonsenso. E il buonsenso, caro mio, in questo caso suggerisce prudenza“.
Cosa deve fare l’Italia
Nel proseguimento del suo discorso, il giornalista ha quindi sottolineato cosa vorrebbe dire riconoscere lo Stato di Palestina ad oggi e anche le difficoltà che si avrebbero nel dover trattare e dialogare con un qualcuno di cui, di fatto, non sia neppure “quale sia il suo governo legittimo e quale sia il suo confine”.
Per Feltri risconoscere ora lo Stato di Palestina sarebbe “semplicemente una concessione politica a chi adopera la violenza come arma ideologica […]”. Infine, il giornalista ha aggiunto: “Inoltre, come ha giustamente osservato il presidente Meloni, questo gesto non aiuta la pace: la sabota. Perché dà ragione, sul piano diplomatico, a chi invece dovrebbe essere chiamato alla responsabilità”.
La sottolineatura finale del giornalista è chiara e sotto certi aspetti condivisibile: “È questa la pace che vogliamo incoraggiare? Quella unilaterale, ipocrita, che premia il ricatto e la minaccia? Allora tanto vale abolire i negoziati e alzare bandiere in piazza […]”.