Feltri: “Nessuno potrà mai convincermi”. Il duro commento sulla Strage di Erba

Feltri: “Nessuno potrà mai convincermi”. Il duro commento sulla Strage di Erba

Dopo la decisione della Corte d’Appello di Brescia sulla mancata revisione del caso della Strage di Erba, ecco il commento di Vittorio Feltri.

Niente revisione del caso della Strage di Erba, questa la decisione della Corte d’Appello di Brescia. Ergastolo confermato, quindi, per Olindo e Rosa. Una situazione che ha visto in queste ore Vittorio Feltri dire la sua tramite il proprio editoriale de Il Giornale rispondendo alla richiesta di un suo lettore proprio sulla vicenda. Emblematico il titolo scelto dal giornalista: “Strage di Erba e strage della logica”.

Olindo Romano e Rosa Bazzi

Feltri, il commento sulla Strage di Erba

Rispondendo al proprio lettore su Il Giornale, Feltri ha voluto subito ribadire quale sia la sua posizione, per altro già nota da tempo: “È da anni, ossia dal dicembre del 2006, che approfondisco il caso e non esiste alcun tribunale che possa convincermi che questi due poveracci siano degli assassini in grado di compiere diversi omicidi nel giro di pochi minuti, con una perizia e una agilità che neppure i sicari specializzati possiedono, senza lasciare traccia del loro passaggio e senza essere visti da nessuno”, ha detto il giornalista. Successivamente, Feltri ha anche aggiunto che “la decisione di mercoledì (la mancata revisione del caso ndr) non esclude che la revisione venga fatta, c’è un altro grado di giudizio e gli avvocati della difesa hanno già specificato che faranno ricorso in Cassazione”.

Secondo il giornalista, “la giustizia può sbagliare” essendo “fatta dagli uomini, per definizione imperfetti e fallimentari”. Al netto della premessa, però, Feltri ha spiegato: “Personalmente non temo una giustizia che scivola nell’errore bensì quella giustizia che non è disposta a rimettere in discussione il suo giudizio, rigida, arrogante. Stupisce che i giudici abbiano ritenuto inconsistenti le nuove prove presentate dagli avvocati dei coniugi condannati all’ergastolo, dal momento che esse includevano testimonianze mai recepite, intercettazioni mai recepite, consulenze, indagini. Insomma, il materiale nuovo necessario affinché una richiesta di questo tipo possa essere accolta non mancava”.

La speranza

Il severo pensiero del giornalista è andato avanti sottolineando come “i difensori erano andati sul sicuro, depositando una mole impressionante e solida di accertamenti inediti, la quale scagionava del tutto Rosa e Olindo. Io credo che ci sia una volontà precisa affinché si ponga una pietra tombale su quello che fu un procedimento in cui si dava già tutto per scontato, ovvero che i mostri fossero stati catturati”.

La speranza di Feltri resta comunque nella giustizia: “Io confido ancora in una giustizia che, fosse anche davanti ad un misero dubbio sorto da altre prove, si rimette in discussione per scongiurare l’ipotesi che a pagare per i delitti altrui siano individui innocenti. Il compito della Giustizia non è quello di acciuffare un colpevole che possa appagare l’istanza e la fame di vendetta che sorgono nello stomaco della collettività ogni volta in cui vengono compiuti crimini efferati e terribili, ma di punire il colpevole. Tutto il resto è giustizialismo, ritorno alla ghigliottina, alla forca, alla pubblica piazza dove sedere per assistere, con godimento sguaiato, alla esecuzione del condannato”.

Nella conclusione del suo editoriale per Il Giornale, Feltri ha poi sottolineato quelli che sono stati gli elementi decisivi del caso, tutti, però, “gracili e farraginosi”: dalle prime confessioni di Rosa e Olindo, fino alla testimonianza di Frigerio e alla macchia di sangue “contaminata, che conteneva acqua e che chiunque, calpestando la corte dopo l’arrivo dei pompieri giunti a domare le fiamme, avrebbe potuto produrre”.

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