Il commento di Vittorio Feltri sulle pene in Italia dopo il caso dell’omicidio Giulia Cecchettin e l’ergastolo inflitto a Filippo Turetta.
Aveva già esposto la propria posizione non appena era diventata ufficiale la pena dell’ergastolo ai danni di Filippo Turetta, il killer della povera Giulia Cecchettin. Ma adesso, Vittorio Feltri ha deciso di spiegare meglio la sua idea in merito alla vicenda. Il giornalista lo ha fatto rispondendo ad un lettore de Il Giornale.
Feltri contrario all’ergastolo: il caso Turetta
Il caso legato all’ergastolo inflitto a Filippo Turetta dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin ha fatto molto parlare, in particolare in relazione al fatto che al killer non siano state riconosciute le aggravanti della crudeltà e dello stalking.
In tal senso, a Vittorio Feltri è stato chiesto un commento sulla pena inflitta ma anche su quella che dovrebbe essere la sua funzione rieducativa. Emblematica la risposta, fin da subito del giornalista, che è di fatto racchiusa anche dal titolo scelto per il suo editoriale “No al ‘fine pena mai’, carcere che non educa”.
“Proprio perché l’ergastolo contraddice la finalità rieducativa, fissata dalla nostra Costituzione, della pena detentiva, io sono assolutamente contrario al cosiddetto ‘fine pena mai’“, ha esordito Feltri.
“Rieducare, del resto, è a sua volta funzionale ad un reinserimento sociale, ossia al ritorno in società della persona che, non senza causa, ha subito la privazione della libertà personale. Reinserimento che non si attua nel caso in cui la condanna preveda appunto che dalla casa circondariale mai si venga fuori, se non da morti. Quindi, a mio avviso, l’ergastolo andrebbe eliminato e la sua attenuazione non dovrebbe dipendere dall’applicazione di quelle misure cui tu ti riferisci, alle quali il condannato può accedere scontato un tot di anni”.
La spiegazione
Entrando nel dettaglio del caso di Turetta, Feltri ha detto: “[…] Conveniamo tutti che questo ragazzo, spietato assassino, meritasse una sentenza severissima, la più pesante possibile. Non condivido le polemiche delle femministe in merito al mancato riconoscimento delle aggravanti della crudeltà e dello stalking e ti spiego perché. Non perché questo tizio qui non si sia reso reo anche di una sorta di persecuzione ai danni di Giulia, prima che ne pianificasse l’uccisione mettendo a segno il suo piano criminale, bensì perché, pure se questo fosse stato riconosciuto dai giudici, la pena non avrebbe potuto essere più afflittiva dell’ergastolo a cui Turetta è stato di fatto condannato”.
Nell’ottica di come una pena possa essere rieducativa, il giornalista ha posto l’accento su un problema noto in Italia: “[…] Occorre puntualizzare che il sovraffollamento delle carceri impedisce la realizzazione di un trattamento di recupero individuale del ristretto. Un sistema di questo tipo, in cui i detenuti si ritrovano a permanere uno sull’altro, non soltanto conduce alla follia ma ostacola proprio la rieducazione”.
E ancora: “[…] Le carceri stracolme assomigliano a fabbriche di delinquenti quando dovrebbero essere luoghi di riabilitazione e rinascita”. “[…] Bisogna approcciarsi a queste tematiche con un senso di umanità e con l’equilibrio che deriva dalla interiorizzazione dei valori che sono posti a fondamento della nostra Repubblica. Utile sarebbe tenere a mente che a chiunque di noi può capitare di finire dietro le sbarre, fosse anche per errore”, ha concluso Feltri.