Una frase di Roberto Vannacci sui giovani, il riarmo e la leva militare ha fatto scattare le proteste ma Vittorio Feltri sta con il Generale e spiega il perché.
Nei giorni scorsi aveva detto la sua a proposito delle dipendenze da droghe da parte dei giovani. Adesso, Vittorio Feltri è tornato a parlare sempre delle nuove generazioni ma in relazione ad un argomento che sta facendo molto discutere ovvero quello del riarmo dell’Europa, della leva militare e della necessità di soldati. Un tema che aveva visto Roberto Vannacci fare un’affermazione forte che aveva generato grandi polemiche: “Chi mandiamo a combattere poi? Quelli del gay-pride?“. Tramite le pagine de Il Giornale, il giornalista si è schierato con il Generale.

Feltri e le parole di Vannacci
Nel suo editoriale per Il Giornale, rispondendo come di consueto ad un suo lettore, Vittorio Feltri ha parlato delle recenti parole di Vannacci in merito al riarmo e alla impossibilità di trovare dei giovani soldati disposti a lottare per i valori. In questo senso, il giornalista ha dato ragione al Generale: “[…] Oggi i giovani non vogliono arruolarsi e i nostri eserciti ne soffrono, la leva obbligatoria è stata eliminata, poiché considerata una sorta di violenza inflitta a poveri giovani maschi costretti a staccarsi dalla gonna di mamma, la loro coperta di Linus, per imparare come si sta al mondo e il significato vero di certe parole, che sono valori: disciplina, responsabilità, rispetto, onore, amore”.
Feltri ha quindi precisato che, secondo il suo punto di vista, la frase del Generale “Chi mandiamo a combattere poi? Quelli del gay-pride?” non conterebbero “alcunché di omofobo”.
Le fragilità dei giovani e il coraggio di Vannacci
La spiegazione del giornalista in merito alla sua posizione, così come quella del Generale, è che Vannacci abbia semplicemente “messo in luce la fragilità dei giovani in generale, maschi e femmine, etero e gay” che sarebbero avvolti da una “confusione mentale, che li conduce a sposare cause piene di contraddizioni e di fumo, a rendere i giovani smidollati, non in grado di difendere il proprio Paese. Essi difendono il Paese straniero, lo Stato canaglia, e odiano il proprio, ossia la propria famiglia, la propria casa, la propria Terra Madre, la propria patria”.
Per Feltri , in sostanza, la domanda posta dal Generale è corretta e coraggiosa: “[…] Vannacci ha ragione: chi vorremmo spedire verso un ipotetico fronte? Una moltitudine di aspiranti influencer che ci spiegano la vita o la skin-care sui social network e che l’unico impegno quotidiano, oltre a sposare e ripetere banalità politicamente corrette, consiste nel farsi i selfie e postare storie o pubblicare post contro presunti fascisti che vorrebbero perseguitarli? […]”.