Dopo la rinuncia all’appello da parte di Filippo Turetta e della Procura, è diventato definitivo l’ergastolo per il killer di Giulia Cecchettin.
Si è chiusa la vicenda legata al triste femminicidio Giulia Cecchettin. Dopo la rinuncia di Filippo Turetta e della Procura all’appello, è stato ufficializzato in via definitiva l’ergastolo per il ragazzo, colpevole di aver ucciso in modo brutale la sua ex fidanzata. La Corte d’assise d’appello di Venezia si è pronunciata in queste ore definitivamente.

Ergastolo Filippo Turetta definitivo per femminicidio Giulia Cecchettin
La parola fine al tragico caso del femminicidio Giulia Cecchettin è arrivata: la Corte d’assise d’appello di Venezia ha dichiarato inammissibili, per intervenuta rinuncia, gli appelli proposti sia dal pubblico ministero che dalla difesa di Filippo Turetta avverso la sentenza di primo grado, confermando così la condanna all’ergastolo con l’aggravante della premeditazione per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Come riferito dai principali media, tale sentenza sarà esecutiva una volta decorsi i termini per il ricorso in Cassazione.
Le reazioni e la pena massima
Con questa sentenza definitiva, trova dunque conferma la pena massima per Turetta: ergastolo con l’aggravante della premeditazione, senza attenuanti generiche. “La Corte ha di fatto riconosciuto il movente di genere: questi uomini spesso uccidono perché vogliono punire la donna che non risponde più alle loro aspettative”, ha fatto sapere come riportato dall’Ansa l’avvocato Nicodemo Gentile, legale di parte civile per Elena Cecchettin.
Come riferito da Repubblica, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, i difensori di Filippo Turetta, così come l’imputato, non hanno preso parte all’udienza d’appello nell’aula bunker di Mestre. Erano presenti, al loro posto, gli avvocati Jacopo Della Valentina e Chiara Mazzocco, dello studio Caruso.
A questo punto si chiude una triste storia che ha recato, inevitabilmente, tanto dolore a tutti, in particolare alla famiglia della vittima con la battaglia del papà di Giulia, il signor Gino, che continua ancora oggi con l’intento di portare un messaggio importante ai giovani per evitare futuri casi simili.