Presente alla Mostra del Cinema di Venezia, Pierfrancesco Favino accusa gli americani di appropriazione culturale.
Protagonista di due film presentati all’80esima edizione del Festival di Venezia, Pierfrancesco Favino ha scatenato un vortice di polemiche dopo le accuse contro alcuni attori americani. L’attore italiano ha mostrato tutto il suo malcontento nel vedere la storia di Ferrari raccontata da produzioni e attori americani.
A difesa della cultura italiana
Piefrancesco Favino si è lasciato andare ad alcune dichiarazioni poco carine nei confronti di Adam Driver e del film Ferrari di Michael Mann. Un titolo che racconta la storia dell’inventore italiano della mitica Ferrari, ma con un attore americano che ha interpretato il protagonista principale.
Secondo l’attore italiano, proprio come è successo con House of Gucci, i produttori americani si sono appropriati di un pezzo di storia italiana, senza averci avuto a che fare davvero. Per questo motivo accusa l’America di “appropriazione culturale”.
Favino: “Proteggere il proprio cinema”
“È assurdo far fare il Drake a Adam Driver e che in questo genere di film non siano coinvolti “attori italiani di livello” ma “stranieri lontani dai protagonisti reali delle storie, a cominciare dall’accento esotico“, chiosa Pierfrancesco Favino.
“I Gucci avevano l’accento del New Jersey, non lo sapevate?”, commenta con tono ironico durante la presentazione del film Adagio al Lido di Venezia. “Un tempo c’era la capacità di proteggere il proprio cinema. E se avessero prodotto Ferrari qualche anno fa avrebbero chiamato Vittorio Gassmann per interpretare Enzo Ferrari, e invece non ho letto niente che sottolineasse la stranezza che l’abbia interpretato un attore americano ma bisogna parlarne”, continua.
“Se un cubano non può fare un messicano perché un americano può fare un italiano?“, polemizza ancora, Favino, non comprendendo “perché non si debba parlare di appropriazione culturale se una storia del genere non si faccia con attori italiani e non per forza io ma interpreti del calibro di Toni Servillo, Valerio Mastendrea e Adriano Giannini”.
Infine l’attore conclude con un appello alla ribellione nei confronti del dominio cinematografico americano: “Servirebbe reagire, per guadagnarsi il rispetto”.
La replica di Andrea Iervolino
Qualche ora dopo Andrea Iervolino, ceo di Ilbe e produttore di Ferrari, risponde a Favino dicendo: “Caro Favino, negli ultimi trent’anni il cinema italiano non ha creato uno star system riconoscibile nel mondo, nonostante siano presenti sul panorama italiano moltissimi attori di eccellente professionalità, restando chiuso a collaborazioni internazionali che in un mondo globale ritengo al contrario utili alla crescita del settore”.
“Gli altri Paesi non americani – continua – hanno avuto invece un approccio diverso e forse vincente dando vita e luce a Banderas, Bardem, Cruz, Cassel, Cotillard, Kinnam, Mikkelsn, Schoenaerts, Kruger che sono oggi nomi internazionalmente riconosciuti con un notevole e comunque discreto valore. In Italia, al contrario, proprio per valorizzare e lanciare talenti italiani, bisogna fare film internazionali, inserendo nel cast un mix di attori stranieri e nostrani”, conclude il produttore.