Fiat 508 CM: La Balilla da guerra

Fiat 508 CM: La Balilla da guerra

Evoluzione militare della più celebre vettura utilitaria del Ventennio, la Fiat 508 CM prese parte attivamente al secondo conflitto mondiale, distinguendosi per robustezza e affidabilità.

«L’AUTOMOBILE FINALMENTE VERSO IL POPOLO, IL DONO DELLA FIAT AGLI ITALIANI, LA NUOVA “BALILLA”!» Così recitava un immenso cartellone pubblicitario in cui la Vittoria alata, donata alla città di Torino, in memoria dei caduti, dal senatore Agnelli, faceva da sfondo alla nuova vettura. Era retorica di immagine e di parole, ma retorica veritiera, perché la Balilla fu per gli italiani una rivoluzione: diffuse l’automobile in tutti i ceti sociali. Di linea elegante e ben carrozzata, era superiore a tutte le macchine cosiddette popolari in circolazione nel mondo.

Nel 1937 fu immessa sul mercato la “Nuova Balilla” 508 C, più nota come 1100, che fu allestita anche in versione militare torpedo quattro posti con pneumatici di sezione diversa e sul retro due ruote di scorta. Soltanto due anni dopo venne però realizzata un’auto espressamente concepita per l’esercito: la 508 C Militare, completamente ridisegnata nella carrozzeria, che assunse linee squadrate più consone all’immagine bellica. L’autotelaio, rinforzato e dotato di sospensioni più robuste, divenne la base per quattro versioni: Torpedo Militare, Torpedo Militare Coloniale, Berlina su autotelaio militare coloniale, Camioncino (portata 350 kg).

Le versioni coloniali si fabbricarono per ovvi motivi sino al 1943, mentre le altre rimasero in produzione sino al 1945. Nel 1940 venivano fatturate dalla Fiat al Regio Esercito a £ 34.100 la versione militare e a £ 36.000 la versione coloniale. La produzione totale ammontò a circa 6.000 unità (contro circa 250.000 508 civili prodotte). Dati precisi è difficile averne poiché la Fiat attribuiva una numerazione progressiva ai telai della serie 508 C attingendo da essi in base alle commesse per la realizzazione delle CM.

Meccanicamente la Fiat 508 CM variava di poco rispetto alla versione civile: ruote da 18 pollici (anziché da 15”), rapporto al ponte “più corto”, potenza del motore ridotta a 32 CV, telaio a balestre rinforzate, serbatoio spostato all’interno del baule per motivi di sicurezza. La “Coloniale” invece usufruiva di un serbatoio da 70 litri (anziché 40), pompa elettrica della benzina, filtro aria a olio, ruote da 16 pollici, rapporto al ponte 7/39. Tutto il resto rimaneva invariato compreso l’ottimo motore da 1085 cc a valvole in testa che restò in produzione con poche modifiche sino a tempi relativamente recenti e l’originale sospensione anteriore a ruote indipendenti (poi ripreso sulla Campagnola) con molle elicoidali a bagno d’olio ed ammortizzatori idraulici.

I diversi rapporti di trasmissione, adottati in previsione dell’impiego in fuoristrada, limitavano la velocità massima a 95 km/h contro i 110 della versione civile. Sebbene conservasse il medesimo passo, era sensibilmente più corta per via della particolare carrozzeria. Sul retro disponeva di un portabagagli apribile dall’alto, mentre la civile presentava soltanto un piccolo vano raggiungibile dall’interno ripiegando il sedile posteriore. Le porte erano incernierate al centro per agevolare l’accesso e vi erano quattro predellini. Le prestazioni possono ritenersi soddisfacenti ancora oggi (rapportabili a una piccola utilitaria), le sospensioni erano estremamente morbide e le ruote di grosso diametro permettevano di cavarsela anche in presenza di sabbia o fango (non dimenticando che era una 4 x 2 di modesta cilindrata).

Una relazione tecnica dall’AOI del 1942 così recitava: “Attualmente, soltanto la Fiat 1100 militare è in condizioni di muovere dappertutto con la voluta celerità”. Forse l’unico neo era rappresentato dall’assenza della pompa dell’acqua (circolazione a termosifone) che, per esempio, nelle condizioni di traffico attuale può generare qualche principio di surriscaldamento. Con l’inizio delle ostilità fu spedita su tutti i fronti: Francia, Grecia, Russia, Albania, Africa Orientale e Settentrionale la videro operativa nelle colorazioni giallo sabbia, grigioverde o “mimetica” (da qui uno dei suoi appellativi). A volte armata con una mitragliatrice Breda 37 da 8 mm per utilizzo contraereo, altre allestita come veicolo radio con batterie supplementari alloggiate nei govoni laterali modificati. Estremamente robusta e affidabile, si trovò a proprio agio sia nelle infuocate sabbie dei deserti africani sia nelle gelide steppe sovietiche. Parca nei consumi di benzina e olio, permise ai fanti italiani di percorrere decine di migliaia chilometri in ogni condizione d’impiego. Fu protagonista in tutti i teatri di guerra e venne utilizzata da tutte le Armi. Il servizio proseguì nelle file della RSI dopo l’8 settembre 1943 e continuò anche nel dopoguerra, quando molte delle vetture sopravvissute subirono la trasformazione per uso civile.

La vista posteriore mette in evidenza il capiente baule.
Il simbolo della divisione corazzata Ariete impiegata in Nord Africa.
L’eccellente motore da 1085 cc a valvole in testa.
La Coloniale era dotata di speciali dispositivi che avevano lo scopo di proteggere dalle infiltrazioni di sabbia.
Ogni spazio era sfruttato al meglio. Così veniva fissata la pala.
La Fiat 508 CM Coloniale nel suo ambiente, un raduno di veicoli militari.
Il cruscotto comprende l’indicatore del livello carburante, il tachimetro e la pressione olio.