Fili elettrici e arnesi: le prove delle torture della strage di Palermo

Fili elettrici e arnesi: le prove delle torture della strage di Palermo

Le indagini sulla strage di Palermo, e precisamente di Altavilla Milicia, continuano. Scoperti fili elettrici e arnesi da camino per le torture.

Si attendono ancora gli esiti delle rispettive autopsie e altri esami del caso, ma sulla strage di Palermo, e precisamente di Altavilla Milicia, stanno arrivando ulteriori dettagli spaventosi. Quanto successo nella villetta e compiuto da Giovanni Barreca ai danni di moglie e figli, torturati e uccisi, è stato drammatico e brutale. Ora, dopo le conferme di un macabro rito avvenuto, ci sarebbero anche le prove che confermerebbero tutto.

Fili elettrici e arnesi: le prove della strage di Palermo

Sulla strage di Palermo sono in corso, come detto, ancora diverse analisi, specie sui corpi della vittime, la moglie e i figli di Giovanni Barreca che ha agito con due amici complici.

Nelle scorse ore si era parlato di un rito avvenuto ai danni dei tre morti al fine di “liberarli dal demonio”. Adesso, ci sarebbero anche le prove di quanto successo.

Pare, infatti, che i due fratellini Kevin ed Emanuel sarebbero stati feriti con catene, arnesi da camino e fili elettrici. Sono questi, infatti, gli oggetti che sono stati sequestrati dai carabinieri nella villetta e che appunto si ipotizza siano stati utilizzati per compiere l’omicidio. Successivamente alla torture, i due sarebbero stati strangolati.

Diverso, invece, quanto accaduto alla moglie di Barreca che è stata anche bruciata. Alcuni dei resti della donna sono poi stati coperti con pietre e sterpaglie nel giardino.

Barreca e gli amici in carcere

Al momento, l’autore della strage, Giovanni Barreca, e la coppia di amici, Massimo Carandente e Sabrina Fina, accusati di omicidio plurimo e soppressione di cadavere per i fatti di Altavilla Milicia, si trovano in carcere.

A decidere per tale provvedimento è stata la gip di Termini Imerese, Valeria Gioeli, che ha sciolto la riserva dopo la udienza di convalida del fermo emesso dalla procura di Termini guidata da Ambrogio Cartosio. Da quanto si apprende, durante l’udienza di convalida i tre indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

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