Dopo i rumors sul malcontento in carcere da parte dei detenuti contro Filippo Turetta, ecco la loro lettera. La verità sul giovane killer.
Sono ore molto particolari per il caso dell’omicidio di Giulia Cecchettin. In modo specifico per quanto concerne la posizione del suo killer, Filippo Turetta. Il ragazzo si trova nel carcere di Verona dove, nei giorni scorsi, alcuni rumors aveva fatto ipotizzare ad una sorta di “rivolta” degli altri detenuti nei suoi confronti a causa di qualche permesso speciale di troppo. Adesso, in una lettera è arrivata la verità di quelle persone chiamate in causa.
La lettera dei detenuti del carcere di Filippo Turetta
Nelle scorse giornate, come detto, erano circolate indiscrezioni dal carcere di Verona. Secondo queste voci, i detenuti non erano affatto contenti di certi “privilegi” concessi a Filippo Turetta. Si era parlato della visita dei genitori ma anche di alcuni libri che gli sarebbero stati consegnati per dargli qualche svago.
In tal senso, è arrivata una lettera proprio dalle persone che si trovano nella struttura carceraria per dire la loro verità sul killer della povera Giulia.
“Vogliamo precisare il disgusto nell’aver visto ‘giudizi in diretta’ prima che Filippo o qualsiasi indagato fosse sentito, e senza rispetto dei genitori, colpiti entrambi da una violenza psicologica”, hanno fatto sapere i detenuti della sesta sezione-infermeria del carcere di Montorio, dov’è rinchiuso Turetta. “Non c’è stata alcuna protesta da parte nostra per la consegna dei libri dovuti al detenuto Turetta. Tenendo conto che è indagato per un reato diverso dal nostro, la popolazione carceraria non avrebbe acconsentito ad agevolazioni di favore rispetto ad altri”.
Il funerale di Giulia non visto in carcere
Sempre dal carcere sono arrivate alcune testimonianze relative alle ultime ore passate dal ragazzo. In particolare sui momenti legati al funerale di Giulia Cecchettin andato in scena nella giornata di martedì 5 dicembre e al quale Filippo avrebbe potuto assistere dal penitenziario.
In tal senso è stato reso noto che, per evitare dei “gesti potenzialmente estremi“, si è preferito tenere tutte le televisioni spente e non dare modo a nessuno di assistere al funerale che era appunto trasmesso anche sul piccolo schermo.