Dall’Ucraina a Gaza, il conflitto appare permanente: interessi geopolitici e armi pesano più della pace, mentre cresce la stanchezza pubblica.
Le crisi internazionali, dall’Ucraina a Gaza, mostrano un comune denominatore: il conflitto sembra diventato una condizione permanente. Ogni fronte alimenta interessi geopolitici e commerciali, spesso legati al mercato delle armi, mentre la pace resta lontana.
Il paradosso è evidente: si chiedono negoziati, ma contemporaneamente si continuano a inviare forniture militari. In questo scenario, anche l’opinione pubblica appare divisa e stanca, con proteste più rumorose su alcuni fronti e un silenzio crescente su altri.
Il messaggio che emerge è chiaro: serve un cambio di approccio. Continuare a sostenere guerre senza prospettive rischia di compromettere credibilità e futuro.