Kata, possibile svolta nelle indagini? C’è una nuova pista. E l’antimafia…

Kata, possibile svolta nelle indagini? C’è una nuova pista. E l’antimafia…

Si pensa al sequestro di persona a scopo di estorsione. E’ arrivata una segnalazione da Bologna.

La piccola Kata, di soli cinque anni, è scomparsa sabato dall’hotel Astor dove si trovava. Nonostante le ricerche condotte in città, non è stata trovata alcuna traccia della bambina e al momento le indagini sono ferme. L’ipotesi più probabile è che si tratti di un sequestro a scopo di estorsione, reato di competenza della direzione distrettuale antimafia. Nessun segno del rapitore, a parte una telefonata in spagnolo: “Ho io la bambina“. Telefonata che, per gli inquirenti, è opera di un mitomane. Ma la situazione è ancora poco chiara.

Le indagini sul caso della bambina scomparsa

Per la madre di Kata, ci sono troppe cose che non tornano. “Avrebbe pianto se fosse stata trascinata via. Chi l’ha presa conosceva la bimba“, spiega la donna di 25 anni e sposata con un uomo attualmente in carcere ma con cui aveva buoni rapporti.

I pm volevano fare chiarezza anche sulle persone che erano scomparse e che erano considerate rivali degli occupanti: Katherine avrebbe detto di non averli visti dalla sera prima o dal giorno in cui Kata era sparita. Erano le stesse persone che accusavano il fratello e che avevano problemi con lei e la sua famiglia. Questi individui erano probabilmente gli autori di un post inquietante sui social in spagnolo, che diceva: “Ricordate che avete una famiglia in Perù“.

Continua l’attività investigativa dei Carabinieri. Ieri mattina, il Comandante Provinciale Gabriele Vitagliano ha reso noti gli aggiornamenti sulle verifiche effettuate. “Parliamo di rapimento, ma per ora solo da un punto di vista statistico, delle probabilità. Quasi sicuramente la bambina non è dentro l’albergo e l’ipotesi che sembra più probabile è che sia stata portata via da un adulto“.

Alcune piste portano anche all’estero

Molte ipotesi sono ancora in gioco, ma alcune stanno diventando meno plausibili a seguito delle indagini. Si può scartare quasi del tutto l’ipotesi di un allontanamento volontario della bambina o di un incidente all’interno dell’edificio. I carabinieri hanno anche verificato una intercapedine segnalata da un ex dipendente dell’hotel occupato dalla famiglia da quasi un anno, ma non hanno trovato la bambina all’interno.

Tra le possibilità, c’è quella che sia stata portata all’estero come atto di ritorsione o vendetta. “Se è stato un rapimento, potrebbe essere“, commenta Vitagliano. Ieri sera, alcune unità cinofile sono andati in via Monteverdi presso alcune abitazioni Inpdap occupate. La zona si trovava vicino all’Astor.

La possibile pista bolognese

Nella provincia di Bologna sono state avviate indagini riguardo alla scomparsa di Kata. Una persona ha contattato le forze dell’ordine della città, facendo così attivare l’operazione di ricerca. Operazione poi chiusa, come è accaduto a Firenze, una volta avviata l’indagine penale.

La persona che ha contattato la polizia ha affermato di aver avvistato la bambina su un autobus cittadino, il sabato sera, ovvero il giorno della sua sparizione. Le autorità ritengono credibile la segnalazione.

Le reazioni dei genitori della piccola Kata

A complicare il tutto sono state le reazioni dei genitori della piccola a queste giornate difficili. Dopo che il padre Miguel Angel ha bevuto detersivo in carcere, anche la madre Katherine ha compiuto un gesto imprudente: ha bevuto della candeggina. È stato necessario chiedere l’intervento del 118 per soccorrerla per la seconda volta in due giorni.

Nonostante sia stata ricoverata in ospedale, non corre pericolo di vita perché la quantità di candeggina ingerita era minima (solo 5 ml). La giornata è stata lunga per la donna, che al mattino ha fatto appelli diretti a chi avrebbe preso la bambina, e al pomeriggio è stata interrogata dai magistrati Giuseppe Ledda e Christine Von Borries della Dda, i titolari del fascicolo.

All’arrivo all’hotel, Katherine è stata sottoposta a domande riguardanti anche il racket delle stanze. Successivamente, è stata intervistata Isabel, l’amica che ha lanciato l’appello sui social, fornendo il suo numero di cellulare. I magistrati hanno chiesto di consegnare gli screenshot delle segnalazioni e delle telefonate ricevute e sono stati raccolti decine di avvistamenti.

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