Le nuove regole del fisco italiano sul domicilio fiscale: il 2024 introduce criteri validi anche per chi lavora in smart working.
L’Agenzia delle Entrate ha introdotto importanti aggiornamenti sul concetto di domicilio fiscale in Italia. Con il Decreto Legislativo n. 209 del 27 dicembre 2023, le nuove norme mirano a colpire chi tenta di eludere le regole e a chiarire la posizione fiscale di chi vive o lavora in Italia. Includendo anche le modalità di smart working.
Come cambia il domicilio fiscale
Come riportato da Today.it, il concetto di domicilio fiscale viene dissociato dalla tradizionale interpretazione del codice civile. Orientandosi verso una definizione che tiene conto soprattutto delle relazioni personali e della presenza fisica effettiva nel Paese.
In pratica, trascorrere più di 183 giorni in Italia è sufficiente per essere considerati residenti fiscalmente, anche se non si è iscritti all’anagrafe.
Questo criterio, comune a molti sistemi fiscali europei, mira a evitare situazioni in cui individui che risiedono per lungo tempo in Italia possano sottrarsi agli obblighi fiscali italiani.
Per i contribuenti che trasferiscono la propria residenza in Paesi a fiscalità agevolata, la normativa stabilisce una presunzione legale di residenza in Italia.
Questa può essere confutata solo fornendo prove di una reale e stabile permanenza all’estero. Questa misura è stata introdotta per contrastare casi di cosiddetta “fuga fiscale“.
La normativa introduce una significativa novità per i lavoratori in smart working, i quali – se trascorrono la maggior parte dell’anno in Italia – sono considerati fiscalmente residenti nel Paese.
Non sarà più necessario che il lavoratore sia formalmente domiciliato o residente in senso civile, né che sia iscritto all’anagrafe per incorrere negli obblighi fiscali italiani.
I nuovi criteri per enti e società
Oltre ai singoli contribuenti, le nuove disposizioni coinvolgono anche società ed enti. Vengono infatti definiti tre criteri alternativi per stabilire la residenza fiscale delle imprese.
Parliamo della sede legale, la sede di direzione effettiva o la gestione ordinaria in via principale. Se uno di questi criteri si verifica per la maggior parte dell’anno fiscale, la società sarà considerata fiscalmente residente in Italia.
Questa modifica rappresenta una semplificazione rispetto alle regole precedenti e elimina la necessità di valutare “l’oggetto principale” delle attività aziendali.