Flavio Briatore rivela perché ha scelto di vivere a Montecarlo e lancia dure critiche all’Italia in un’intervista al Corriere della Sera.
Flavio Briatore, tornato nel mondo della Formula 1 con l’Alpine, ha spiegato in una lunga intervista al Corriere della Sera le ragioni della sua scelta di vivere a Montecarlo. Non si tratta – secondo lui – di una semplice questione fiscale, ma di una decisione legata alla possibilità di creare impresa in un ambiente che dà “maggior protezione fiscale“. Le sue parole, tuttavia, non risparmiano critiche all’Italia, un Paese che, a suo dire, “non mi ha mai aiutato“.

Briatore e la verità sulla decisione di vivere a Montecarlo
Flavio Briatore, intervistato al Corriere della Sera e come riportato da Today, vive stabilmente a Montecarlo da circa 15 anni, una scelta che ha destato spesso sospetti legati al regime fiscale monegasco. Ma lui precisa: “Mah, io sono iscritto all’Aire da 45 anni. Per 15 ho vissuto stabilmente a New York, lavorando per Benetton, poi quando è iniziata la mia avventura in Formula 1 mi sono trasferito in Inghilterra e sono rimasto lì per altri 20. In Italia non ho un conto corrente dagli anni 80“.
Le sue considerazioni sull’Italia sono dirette e prive di filtri: “L’Italia non mi ha mai aiutato, veda il caso di Force Blue, e non si merita che ci viva. Siamo un Paese di Gattopardi: vogliamo che cambi tutto perché rimanga tutto uguale“.
La scelta di farsi curare in Italia nonostante le critiche
Flavio Briatore ha anche spiegato perché, nonostante tutto, ha scelto l’Italia per farsi curare quando si è ammalato: “Perché abbiamo i medici più bravi del mondo. E comunque ho pagato tutto“. Infine, si è detto onorato della recente nomina a Goodwill Ambassador da parte del principe Alberto di Monaco: “È stato il riconoscimento del mio lavoro: a Monaco ero partito con Cipriani e adesso abbiamo locali che danno lavoro a quasi 200 persone“. Ha poi ricordato l’impatto del Billionaire in Sardegna: “È diventato un marchio conosciuto in tutto il mondo che ha creato un indotto positivo: per la Sardegna era come il Vaticano per Roma, non potevi non andarci“.