Termina lo stato di emergenza ma il virus non è scomparso. Per imparare a convivere con il Covid Fondazione Gimbe dà alcune raccomandazioni.
Nella giornata che segna la fine dello stato di emergenza Fondazione Gimbe invita a non abbassare la guardia. Il ritorno alla vita normale è possibile ma gradualmente e se si presta attenzione a piccoli ma fondamentali accorgimenti. Bisogna imparare a convivere con il Covid: l’obiettivo è vivere un’estate serena e arrivare all’autunno senza conseguenze.
Indossare la mascherina nei luoghi chiusi, aver completato l’intero ciclo vaccinale previsto, effettuare un tampone se si hanno sintomi da Covid e, se positivi, procedere all’isolamento. Sono queste le raccomandazioni principali che Fondazione Gimbe ha fornito ai cittadini. Poche accortezze a cui ormai si è abituati ma che, con la fine dello stato di emergenza, rischiano di diventare solo un ricordo.
La paura è che i cittadini possano identificare il termine dello stato di emergenza come una fine totale del virus. Fondamentali le parole di Nino Cartabellotta, presidente di Fondazione Gimbe: “Le percezioni della popolazione tendono a identificare la scadenza dello stato di emergenza con la fine della pandemia, che ovviamente non può coincidere con una scadenza burocratica”.
I dati attuali sul Covid in Italia
Il presidente Nino Cartabellotta ha spiegato che il calo di attenzione da parte dei cittadini ha portato ad avere oggi numeri tutt’altro che rassicuranti. Alla data del 30 marzo si registrano più di 500mila nuovi casi di Covid in 7 giorni con più di 1,26 milioni di casi positivi in due settimane. Tutto questo ha comportato un aumento di più di 1500 ricoveri ospedalieri e un rialzo, conseguentemente, delle terapie intensive. Il presidente della fondazione ha inoltre parlato di “quasi mille decessi a settimana”.
La raccomandazione del presidente di Fondazione Gimbe è soprattutto quello di essere in regola con il ciclo vaccinale. Un invito poi è stato fatto alle istituzioni incoraggiando campagne di comunicazione vaccinali che possano far convertire anche chi ancora non ha fatto nemmeno la prima dose. Un appello poi al fine di implementare i corsi di formazione per i medici di base affinché possano prescrivere tempestivamente, al bisogno, i farmaci antivirali necessari.