Tra il mondo del calcio e la realtà quotidiana di chi vive con pochi soldi: riflessioni su giovani calciatori e la loro fragilità.
Tutte le famiglie felici si assomigliano, ogni infelicità è un’infelicità specifica, questo è il senso della grande apertura di un grande romanzo di Tolstoj, Anna Karenina, e questo per dire che ogni caso umano va affrontato anche da noi giornalisti con delicatezza, con pietas e con una capacità di comprensione di quella tragedia e non di altre.
Qui noi oggi parliamo di calcio scommesse e di uno scandalo che scuote ancora una volta il mondo del pallone, parliamo delle rivelazioni che ha fatto l’angelo vendicatore Fabrizio Corona. Appena uscito dal carcere l’ex re dei paparazzi ha fondato un sito estremo, Dillinger News, ispirato a un grande criminale americano, e attraverso delle sue fonti sta cercando di mandare in carcere altre persone del circuito dei famosi.
Corona va in tv e fa rivelazioni, diciamo così, parziali e progressive più o meno scioccanti, ma intanto le procure sono al lavoro con riscontri oggettivi. È stato sentito Tonali, ex giocatore del Milan ora al Newcastle, Nicolò Fagioli non solo è stato interrogato dai magistrati ma ha anche patteggiato una pena che è la metà rispetto al previsto, tre anni, con lo sconto ulteriore di cinque mesi.
Una pena definita “rieducativa” e anche qui, voi sapete che in Italia è muro contro muro su ogni cosa, c’è discussione tra quelli che dicono che non bisogna gettare nel fango il mondo del calcio e i suoi atleti, e quelli che ritengono ridicola una pena del genere. Ricordiamo la lezione del grande filosofo francese Foucault, oltre che punire lo Stato deve rieducare, oltre che punire lo Stato deve restituire alla società una persona in grado di non commettere più gli errori che l’avevano portata all’inferno.
Poi ci sono gli esistenzialisti, questi giovani sono fragili anche loro, vanno protetti, guidati, fatti maturare, nonostante siano dei privilegiati. I fagioli di oggi, i fagioli contemporanei, non più quelli che avevano le proteine per i poveri, hanno il nome di Nicolò, giovane e promettente calciatore della Juve. Nei verbali delle sue ammissioni compare la noia, l’ossessione per il danaro, il coinvolgimento di strozzini e criminali, in un circuito del male che travolgerebbe anche persone più strutturate.
Allora la domanda è: come mai questi ragazzi che hanno tutto davanti a sé, il futuro in una grande squadra, attenzione mediatica e tutto quello che rende felice una vita, come mai sono così appunto fragili? Con il rispetto che abbiamo detto all’inizio, dobbiamo capire che anche una ricchezza materiale non impedisce alcune volte i problemi esistenziali, non dobbiamo pensare che la vita è fatta solo di alcune caratteristiche primarie. Però l’altra sera ho incontrato un giovane garagista che mi segue in tv e che mi ha confessato con quanto vive: 1000 € al mese. “Mi considero un operaio povero” mi ha detto. E in effetti a Milano con quella cifra si è oggettivamente vicini alla povertà assoluta. Allora senza mettere in confronto gli estremi sociali, forse conviene quando qualcuno di questi giovani, magari in ritiro, senta di avere addosso lo Spleen di Baudelaire, la famosa noia assoluta, conviene pensare a quelli che con 1000 € portano a casa con dignità il loro quotidiano. Conviene pensare alla loro fatica di vivere.