Circa 6200 persone si sono riunite a Nanterre per una marcia pacifica che poi è degenerata in nuovi scontri con le forze dell’ordine.
Quella che si è tenuta ieri a Nanterre doveva essere una marcia pacifica, un momento dedicato a Nahel, il ragazzo ucciso da un colpo di pistola da un poliziotto francese. La manifestazione, però, si è trasformata in una rivolta contro le forze dell’ordine: 6200 persone, secondo i dati raccolti dalla prefettura, coinvolte in scene da guerriglia urbana con tanto di macchine e cassonetti in fiamme, una banca distrutta ed alcuni negozi devastati.
Il bilancio finale è di diversi feriti tra gli agenti e 667 arresti. Il “colpevole” di tutto questo, ovvero il poliziotto che ha ucciso Nahel, ha commentato la situazione attuale dicendosi “devastato” e chiedendo “perdono alla famiglia” del ragazzo.
La risposta della famiglia
Mentre gran parte della Francia brucia, coinvolta in rivolte che si stanno spargendo a macchia d’olio dall’epicentro di Nanterre e che hanno raggiunto anche Marsiglia, la madre di Nahel, Mounia, ha risposto al poliziotto che le ha portato via un figlio. Era stata la stessa donna ad indire la manifestazione pacifica di ieri, poi diventata violenta.
“Non ce l’ho con il sistema“, ha commentato Mounia, nè tantomeno “con la polizia“. L’unico responsabile di tutto questo è la persona che “ha tolto la vita a mio figlio“. Queste le parole utilizzate dalla madre di Nahel in un programma di France 5.