Il commosso addio ad Alberto Rizzotto, l’autista del bus di Mestre

Il commosso addio ad Alberto Rizzotto, l’autista del bus di Mestre

La folla piange la morte dell’autista del pullman precipitato a Mestre: i funerali oggi a Tezze di Piave.

Dopo la tragedia avvenuta a Mestre, dove un bus è precipitato dal cavalcavia, oggi si sono tenuti i funerali di Alberto Rizzotto, l’autista del mezzo morto insieme ad altre 20 persone. Il feretro arriva in anticipo nella chiesa parrocchiale di Tezze di Piave, dove prima delle esequie è stato celebrato un rosario.

I funerali di Alberto Rizzotto

Durante la cerimonia dedicata a Rizzotto, il 40enne che la sera del 3 ottobre è morto sul bus di Mestre, Don Alberto Basso ha esordito con queste parole: “Una tragedia che ha strappato alla vita Alberto e altre 20 persone e ha lasciato altri feriti in ospedale facendo precipitare nell’angoscia tante famiglie. Si affollano e rincorrono mille domande anche sulle cause dell’incidente ancora al vaglio degli inquirenti”.

All’esterno della chiesa parrocchiale di Tezze di Piave, frazione di Vazzola (Treviso) dove l’uomo viveva con la famiglia, è arrivato il feretro con largo anticipo. Prima della celebrazione dei funerali è stato celebrato un rosario, mentre sulla vicina scuola dell’infanzia è stato affisso un cartellone che recita “ciao Alberto”. Presente anche un pullman con la foto di Alberto Rizzotto.

“Profondi interrogativi sulla vita e la morte”

Fuori dalla chiesa, migliaia di persone presenti per dare l’ultimo saluto all’autista del bus precipitato a Mestre. “Non si possono placare quei profondi interrogativi sul senso della vita e della morte e sulla verità dell’uomo che per un tratto c’è e lo vedi seguire la sua corsa e un momento dopo svolta e non c’è più”, ha proseguito il sacerdote.

“Una casualità imprevedibile, forse una concomitanza di fattori, ha interrotto quella straordinaria avventura che è l’esistenza, fatta di progetti e sentimenti. Un trauma moltiplicato 21 volte che pesa e toglie il respiro”, chiosa ancora.

Ricordando il 40enne, poi, il parroco lo descrive come “una persona responsabile e prudente, appassionata al suo lavoro, premurosa verso il prossimo. L’autobus che guidava era nuovo, eppure non è bastato”.

“Ci crediamo padroni della vita…”

“Noi ci crediamo in controllo, padroni della vita, e poi improvvisamente facciamo i conti con una crepa, una qualche voragine che si apre davanti a noi e inghiottisce ogni cosa. Tragedie come queste ci scoprono fragili e piccoli, con domande senza risposta. Non siamo padroni della vita, possiamo solo riceverla in dono, custodirla e poi piangerla nell’ora della morte con cuore umile”, afferma in chiesa Don Alberto Basso.