Il Garante della privacy sullo stupro di Palermo: cosa rischia chi condivide il video
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Direttore: Alessandro Plateroti

Il Garante della privacy sullo stupro di Palermo: cosa rischia chi condivide il video

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Negli ultimi giorni sono stati creati alcuni gruppi su Telegram in cui gli utenti richiedevano il filmato della violenza del 7 luglio.

La vicenda della violenza di gruppo avvenuta a Palermo lo scorso 7 luglio continua ad essere presente nelle prime pagine dei giornali. Sei dei sette ragazzi indagati per stupro si trovano al carcere Lorusso di Pagliarelli e hanno richiesto di essere trasferiti in un’altra prigione, opzione che sarebbe gradita anche dalla stessa struttura penitenziaria: i giovani sarebbero in pericolo perché gli altri detenuti vorrebbero fargliela pagare.

Nei giorni scorsi, però, avevano anche iniziato a comparire su Telegram alcuni gruppi di utenti vogliosi di ottenere e visionare il video di quella violenza, registrato da uno degli indagati. Il Garante della Privacy, però, è intervenuto oggi per spiegare a che cosa si va incontro se si condivide un filmato di questo tipo.

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La vittima va tutelata

Il Garante ha spiegato che la vittima di questo stupro deve essere necessariamente tutelata, concendole il massimo riserbo. Chi divulga informazioni di qualsiasi tipo, utili a risalire alla sua identità, o perfino il video della violenza dovrà essere pronto ad essere condannato a pensati sanzioni stabilite dal codice penale. Secondo l’articolo 734 bis, infatti, si va incontro ad un periodo in carcere che va dai 3 ai 6 mesi.

I genitori degli indagati, invece, si sono recentemente rivolti alla polizia per identificare chi, negli ultimi giorni, ha impersonato i loro figli o li ha minacciati. Gli agenti della postale, quindi, dovranno ora passare al settaccio migliaia di post e commenti presenti sui social.

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ultimo aggiornamento: 24 Agosto 2023 13:27

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