Il Garante della privacy sullo stupro di Palermo: cosa rischia chi condivide il video

Il Garante della privacy sullo stupro di Palermo: cosa rischia chi condivide il video

Negli ultimi giorni sono stati creati alcuni gruppi su Telegram in cui gli utenti richiedevano il filmato della violenza del 7 luglio.

La vicenda della violenza di gruppo avvenuta a Palermo lo scorso 7 luglio continua ad essere presente nelle prime pagine dei giornali. Sei dei sette ragazzi indagati per stupro si trovano al carcere Lorusso di Pagliarelli e hanno richiesto di essere trasferiti in un’altra prigione, opzione che sarebbe gradita anche dalla stessa struttura penitenziaria: i giovani sarebbero in pericolo perché gli altri detenuti vorrebbero fargliela pagare.

Nei giorni scorsi, però, avevano anche iniziato a comparire su Telegram alcuni gruppi di utenti vogliosi di ottenere e visionare il video di quella violenza, registrato da uno degli indagati. Il Garante della Privacy, però, è intervenuto oggi per spiegare a che cosa si va incontro se si condivide un filmato di questo tipo.

La vittima va tutelata

Il Garante ha spiegato che la vittima di questo stupro deve essere necessariamente tutelata, concendole il massimo riserbo. Chi divulga informazioni di qualsiasi tipo, utili a risalire alla sua identità, o perfino il video della violenza dovrà essere pronto ad essere condannato a pensati sanzioni stabilite dal codice penale. Secondo l’articolo 734 bis, infatti, si va incontro ad un periodo in carcere che va dai 3 ai 6 mesi.

I genitori degli indagati, invece, si sono recentemente rivolti alla polizia per identificare chi, negli ultimi giorni, ha impersonato i loro figli o li ha minacciati. Gli agenti della postale, quindi, dovranno ora passare al settaccio migliaia di post e commenti presenti sui social.

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