Novità sul caso del delitto di Garlasco e l’omicidio Chiara Poggi: la svolta sull’impronta 33 che potrebbe cambiare i piani delle persone coinvolte.
Nessuna contaminazione recente sul tampo orale effettuato su Chiara Poggi per il delitto di Garlasco. Adesso, un’altra novità che riguarda, invece, la famosa impronta 33. In queste ore, infatti, la Procura di Pavia ha rigettato la richiesta di incidente probatorio sull’impronta palmare avanzata dai legali della famiglia della vittima che sosteneva come dall’immagine si potesse dedurre che si trattasse di un’impronta di una mano destra insanguinata.

Garlasco: cosa è emerso sull’impronta 33
Svolta nel delitto di Garlasco e l’omicidio Chiara Poggi, in particolare per quanto riguarda l’impronta 33, quella che si pensava rappresentasse una mano destra insaguinata. Su tale impronta, riscontrata sulla parete delle scale della villetta di Garlasco dove il 13 agosto 2007 è stato trovato senza vita il corpo di Chiara Poggi, “non è possibile procedere ad accertamenti biologici”.
A renderlo noto in modo ufficiale è stata la Procura di Pavia che ha rigettato la richiesta di incidente probatorio sull’impronta palmare avanzata dai legali della famiglia della vittima mettendo la parola fine, probabilmente, a tutte quelle voci che, invece, sosteneva che dall’immagine si potesse dedurre che si trattasse di un’impronta di una mano destra insanguinata.
La “mazzata” per Stasi
Le parole della Procura suonano come una “mazzata” anche per Alberto Stasi la cui stessa difesa aveva sostenuto come tale impronta sembrasse “densa” di materiale biologico, sangue probabilmente. Tale ipotesi è adesso stata stroncata dalla procura.
Nel provvedimento, il pm Civardi che ha risposto all’istanza dell’avvocato di parte civile Gian Luigi Tizzoni, ha sostenuto “che dal corpo della richiesta emergono elementi estranei al rituale impianto motivazionale idoneo a sostenere un incidente probatorio: preoccupazione per la messa in dubbio dell’operato del RIS Carabinieri di Parma, fastidio per un’indagine autorizzata dal giudice e conseguente a una sentenza della Corte di Cassazione che dura da alcuni mesi laddove il termine legale fisiologico è assai superiore, pretesa volontà di stabilire una corretta informazione, denuncia apodittica di fughe di notizie”.
il magistrato ha poi spiegato di aver preso atto “che l’intonaco grattato in corrispondenza dell’impronta numero 33 risulta allo stato interamente utilizzato, dopo essere stato verosimilmente pregiudicato dall’azione inibente della ninidrina per indagini biologiche“. In questo senso “la fialetta originariamente contenente il ‘grattato’ non è stata rinvenuta il 17.6.2025 nei reperti provenienti dal Ris dei carabinieri di Parma, oggetto del pendente incidente probatorio ammesso dal gip e richiesto da questo ufficio, sicché all’evidenza, non è possibile procedere ad accertamenti biologici sul reperto fotografico dell’impronta, come incomprensibilmente richiesto dai difensori della persona offesa”.