Delitto di Garlasco, l’esperta Flaminia Bolzan rompe il silenzio: emerge un nuova versione sui tagli sulle palpebre di Chiara Poggi.
Nel caso del delitto di Garlasco, avvenuto nell’estate del 2007 e costato la vita a Chiara Poggi, un dettaglio continua a suscitare attenzione: i tagli sulle palpebre della giovane trovata senza vita nella sua abitazione. La criminologa e psicologa Flaminia Bolzan, ospite a Filorosso, dopo aver analizzato il referto dell’autopsia firmato dal medico legale dottor Ballardini, ha espresso il suo parere su queste ferite. Nel frattempo, dalla Campania arrivano le immagini spaventose dell’incendio sul Vesuvio.

Garlasco, il “mistero” sui tagli sulle palpebre di Chiara Poggi
A riaccendere l’attenzione su questo particolare era stato Gianluca Spina. L’ex funzionario di polizia è stato intervista dal Giallo. Come riportato da Virgilio.it, aveva ipotizzato che Chiara Poggi fosse stata seviziata dall’assassino prima di essere uccisa.
Il medico legale Luisa Regimenti, parlando a Gente, aveva descritto la morte come “un’esecuzione brutale“. Inoltre, aveva menzionato “due tagli netti sulle palpebre, segno che aveva visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere“.
Questa ipotesi è stata però smentita, a Filorosso, da Luciano Garofano, ex capo dei Ris di Parma e oggi consulente della difesa di Andrea Sempio. Secondo Garofano, “l’ipotesi più attendibile è di un solo strumento e che quelle ferite sulle palpebre siano state provocate dallo stesso strumento, forse un martello utilizzato di taglio“.
Le verità secondo la criminologa e psicologa Flaminia Bolzan
Intervenuta alla trasmissione Filorosso, aggiunge Virgilio.it, Flaminia Bolzan ha escluso l’ipotesi di una tortura ai danni di Chiara Poggi. “Non credo alla tortura. Sicuramente è un mezzo lesivo diverso rispetto alle altre, è molto più superficiale, ma non credo siano sevizie“, ha spiegato.
La criminologa ha sottolineato che queste ferite, pur essendo diverse da quelle che hanno causato la morte, potrebbero essere state inferte dalla stessa persona, ma con un’arma differente. Secondo lei, la modalità con cui sono stati provocati i tagli contrasta con il comportamento tipico di chi infligge sevizie. “Chi infligge sevizie non agisce in quel modo, riesce a mantenere una certa freddezza“, conclude.