Scontri in Georgia della popolazione contro il governo e la legge sugli “agenti stranieri” che avvicina il paese alla Russia.
I cittadini della Georgia temono che Tsibilisi si stia avvicinando alla Russia come si evince dalla legge che ha emanato il Parlamento. Una legge che prevede l’introduzione di un registro delle organizzazioni considerate “agenti di influenza straniera”. Questa formula viene usata da Mosca e da alcuni paesi suoi alleati per colpire l’opposizione e i media occidentali o non allineati con il Cremlino. I georgiani filoeuropei radunati nella capitale hanno dato il via ad una forte ondata di proteste contro il governo.
I manifestanti hanno intonato l’inno nazionale della Georgia e sventolato bandiere dell’Unione europea e quella georgiana. La polizia in assetto antisommossa ha lanciato gas lacrimogeni, sparato con i cannoni ad acqua e usato lo spray al peperoncino per disperdere la folla. I manifestanti gridavano contro la legge “russa”. La legge impone ai media e alle organizzazioni non governative che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti da fonti estere di registrarsi come “agenti di influenza straniera”.
Tsiblisi con l’Ue o con Mosca?
L’80% della popolazione georgiana è a favore dell’entrata nell’Unione europea. Le paure della Georgia sono aumentate dopo l’invasione russa dell’Ucraina memore dell’invasione nel 2008 e per questo ha chiesto di ottenere lo status di candidato insieme a Ucraina e Moldavia. Ma la Georgia deve ancora fare una serie di riforme per ottenere formalmente lo status di candidato. In teoria, il partito al potere, Sogno georgiano, è filoeuropeo ma allo stesso tempo ha portato avanti una politica di distensione con la Russia per evitare una guerra.
In Georgia c’è però anche il problema degli oligarchi trasferitisi nel paese dall’inizio della guerra in Ucraina. Per Sogno georgiano si tratta di profughi in fuga dalla guerra anche se è aumentato il numero di aziende russe in Georgia con il loro arrivo. Secondo molti sarebbe tutto un piano del Cremlino che avrebbe inviato nel paese spie russe per un eventuale intervento militare.