Confermata la condanna a Giacomo Bozzoli: la Cassazione spiega in 30 pagine le motivazioni dietro l’ergastolo.
La Corte di Cassazione – nelle sue motivazioni – ha confermato la condanna all’ergastolo per Giacomo Bozzoli, ritenuto colpevole dell’omicidio dello zio Mario.
L’imprenditore bresciano era scomparso misteriosamente l’8 ottobre 2015 dalla sua fonderia a Marcheno.
Le indagini hanno fatto luce su un contesto familiare turbolento, dove l’odio e la rivalità sembrano essere stati i motori dell’omicidio.
Il caso di Giacomo Bozzoli: le motivazione della Cassazione
Secondo la ricostruzione delle indagini, come riportato da Fanpage.it, Giacomo Bozzoli avrebbe ucciso suo zio Mario a causa di un profondo risentimento.
“Odiava lo zio“, affermano i giudici. Ma non solo, il nipote voleva evitare che venissero alla luce comportamenti scorretti nella gestione dell’impresa familiare.
Mario Bozzoli, proprietario della fonderia, aveva infatti scoperto presunte irregolarità legate al nipote e aveva iniziato a investigare. Questo avrebbe spinto il nipote, insieme ai due operai Giuseppe Ghirardini e Oscar Maggi, a mettere in atto l’omicidio.
La decisione finale della Corte si è basata su una serie di indizi. Questo poiché nessun corpo o prova diretta è mai stata ritrovata, un fattore che ha reso il processo particolarmente complesso.
L’esperimento del maiale
Uno degli elementi cruciali per confermare la colpevolezza di Giacomo Bozzoli è stato quello che viene definito come l'”esperimento del maiale“.
Nel 2022, un maiale morto per cause naturali è stato gettato nel forno della fonderia Bozzoli, vestito con abiti umani, al fine di comprendere cosa sarebbe successo ai resti del corpo.
L’esperimento ha dimostrato che il calore del forno sarebbe stato sufficiente a carbonizzare completamente un corpo, riducendolo in cenere e polvere.
Come riportato dalla Cassazione, la “completa carbonizzazione dell’animale e la polverizzazione dei resti” ha confermato che l’assenza di tracce fisiche del corpo di Mario Bozzoli non contraddiceva l’accusa.
Il giorno della scomparsa dello zio, sia il nipote che i due operai erano presenti in fonderia. Questo elemento ha rafforzato ulteriormente l’ipotesi che il corpo dell’imprenditore sia stato gettato nel forno.
Nonostante il caso fosse basato su prove indiziarie, la Corte di Cassazione ha dichiarato che: “Le Corti non hanno violato le regole che disciplinano il procedimento probatorio su base indiziaria” e che la loro sentenza risulta “impeccabile“.