“Mi stordisce per fare un altro figlio”: dramma Giada Zanola prima di morire

“Mi stordisce per fare un altro figlio”: dramma Giada Zanola prima di morire

Il caso di Giada Zanola, gettata dal cavalcavia, torna protagonista con dettagli terribili sulla vittima. La confidenza prima di morire.

Sono passati diversi mesi da quando Giada Zanola, la 33enne gettata dal cavalcavia dal fidanzato all’altezza del Comune di Vigonza, ha perso la vita. Adesso, anche a seguito di alcuni accertamenti sul corpo della donna, ecco arrivare una nuova tremenda ipotesi accompagnata dalla confessione drammatica che la vittima avrebbe fatto ad una sua amica prima di perdere la vita.

Giada Zanola, la confidenza all’amica su Andrea Favero

Sul caso legato alla morte della povera Giada Zanola, la 33enne gettata dal cavalcavia dal fidanzato, arrivano nuovi agghiaccianti dettagli. Nello specifico è il Corriere della Sera, edizione del Veneto, a raccontare i tremendi sospetti che la donna avrebbe avuto a proposto del fidanzato, Andrea Favero. Nello specifico pare che la Zanola temesse che il compagno la stesse drogando al fine di avere un altro figlio da lei.

In questo senso bisogna fare riferimento all’esame tossicologico fatto sul corpo di Giada. Dai riscontri, la giovane aveva benzodiazepine nel sangue, ma il medico non gliele aveva mai prescritte. Da qui la ricostruzione dei timori della vittima. Da quanto si apprende, lo scorso aprile la Zanola aveva parlato con un’amica raccontando, stando a quanto si legge sul Corriere, che una sera si era sentita male, aveva vomitato e nell’ultimo giorno e mezzo aveva perso completamente conoscenza. “Mi è successo dopo aver bevuto un cocktail che mi ha fatto Andrea”, le parole riprese della vittima all’amica. Ancora peggio quanto risulterebbe dai messaggi su WhatsApp all’amica di Giada. Pare che la 33enne temesse di essere stata violentata da Favero che sarebbe stato alla ricerca di un secondo figlio.

Le parole dell’uomo sui fatti

La posizione del presunto assassino, lo ricordiamo, è cambiata dopo i fatti. Dopo le prime parole, non utili ai fini dell’indagine, sarebbe arrivata una seconda versione. Favero aveva continuato a ripetere di non ricordare quanto accaduto sul quel cavalcavia dopo la lite in casa. “Giada si è allontanata a piedi verso il cavalcavia. Io ho preso l’auto e l’ho seguita raggiungendola dopo pochi metri da casa e facendola salire per portarla a casa. Continuava a dire che mi avrebbe tolto il bambino e non me lo avrebbe più fatto vedere. A quel punto ricordo che siamo scesi dall’autovettura, ma qui i ricordi si annebbiano”, le parole dette agli inquirenti.

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