L’economista Francesco Giavazzi si schiera contro la politica della Bce per ridurre l’inflazione: alzare i tassi non servirebbe a nulla.
La normalizzazione della politica monetaria della Banca Centrale Europea ha fatto molto discutere. Alzare i tassi al fine di contenere l’inflazione non sembra la scelta migliore da fare, in quanto non porterebbe alcun beneficio fattuale, in quanto l’inflazione non sembra essere provocata dalla parte della domanda, stando alle parole del ministro dell’Economia, Daniele Franco. È della stessa opinione l’economista Francesco Giavazzi, consigliere del premier Mario Draghi.
Le parole dell’economista
“La Bce promette di alzare i tassi per rispondere all’aumento dell’inflazione con uno strumento sbagliato“. Questo l’affondo di Francesco Giavazzi alla Banca Centrale Europea. Ma perché sarebbe sbagliato? Semplice: “noi non abbiamo una inflazione da domanda come negli Usa ma abbiamo una inflazione legata al prezzo del gas“. Anche il ministro dell’Economia, Daniele Franco, si era espresso in modo simile a Giavazzi, sottolineando quanto segue: “Se è dalla parte della domanda l’aumento dei tassi è appropriato per contenere l’inflazione, se l’inflazione dipende ampiamente da shock dell’offerta l’aumento dei tassi è meno pertinente“.
Per Giavazzi, l’aumento dei tassi e l’allargamento dello spread porteranno ad una conseguenza: la riduzione della “domanda privata“. Da ciò, il governo italiano deve reagire con decisione. Stando all’economista, “a fronte della riduzione della domanda privata dei prossimi mesi dobbiamo accelerare il Pnrr“. Come mai? Semplice: “la ragione per cui c’é uno spread che alza il costo del debito in Italia è il rapporto tra debito e Pil. Oggi la priorità numero uno è ridurre il rapporto debito/Pil e lo possiamo fare accelerando Pil. Il Pnrr può consentircelo”. Per l’economista, però, non siamo in una situazione drammatica: “Il nostro spread è identico a quello di Paesi che hanno lo stesso rapporto tra debito e Pil. Quindi non c’é nulla di speciale che riguarda l’Italia”.