Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha parlato della riforma fiscale e della rivoluzione europea.
In occasione del suo intervento all’evento La Ripartenza organizzato da Nicola Porro, Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico, ha parlato tra l’altro anche della riforma fiscale, che da tempo tiene banco nella maggioranza di governo. Come noto, si tratta di uno degli obiettivi del premier Mario Draghi ma la grande incognita è rappresentata dai tempi.
Giorgetti frena sulla riforma fiscale: “Credo che non ci sia il tempo per fare una roba significativa e profonda”
“Siccome faccio dei discorsi di verità, credo che non ci sia il tempo per fare una roba significativa e profonda“, ha dichiarato Giorgetti parlando della riforma fiscale. “Potrei dire il contrario, ma direi una cosa secondo me non possibile. Se penso all’orizzonte temporale anche più ottimistico che abbiamo davanti, queste riforme implicano anche un profondo ripensamento delle basi si cui si deve costruire l’economia: tassazione sui consumi, sul lavoro, come gestire la globalizzazione sulla tassazione“.
Green e digitale, la rivoluzione europea ha un prezzo: “Alcuni settori sono condannati a morte”
Il ministro ha parlato anche della nuova strada intrapresa dall’Europa, che ha deciso di puntare su due direttrici: green e digitale. Si tratta di una vera e propria rivoluzione economica.
“La ricetta decisa a livello europeo è che il nuovo sistema economico si dovrà incardinare nelle due dimensioni del pilastro digitale e green. Avremo da qui a qualche anno un’economia totalmente diversa, avremo dei settori che cresceranno e altri che moriranno. I casi che vediamo oggi di aziende che chiudono inevitabilmente si ripeteranno: alcuni settori sono condannati a morte. È una sorta di eutanasia decisa in conseguenza della scelta politica che è stata fatta. Non entro nel merito della decisione, ma si sappia che questa politica avrà costi economici e sociali enormi che dovranno essere gestiti. Ci sarà da pagare un prezzo in termini di disoccupazione. Possiamo scegliere la strada del green deal, ma bisogna sapere che ha un prezzo: l’industria che produce motori diesel fra qualche hanno chiuderà e l’auto elettrica avrà bisogno di metà degli occupati di oggi“.