La mamma di una delle vittime: “Presidente, siamo nelle sue mani. Ci porti via da questo inferno”.
Dopo lo stupro di gruppo sulle cuginette di 10 e 12 anni avvenuto a Caivano (Napoli), la premier Giorgia Meloni annuncia l’intenzione di recarsi sul posto dell’accaduto. E’ stato don Patriciello ad invitare la Presidente del Consiglio, che con sua sorpresa non ha atteso molto per dare una risposta positiva.
Meloni: “Bonificare l’area”
Durante il Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni ha parlato di “bonificare l’area. Per la criminalità non esistono zone franche”. Poi, annunciando l’intenzione di “accogliere l’invito di don Patriciello a recarmi sul posto”, ha precisato che la sua “non sarà una semplice visita: offriremo sicurezza alla popolazione”.
La premier ha aggiunto che il centro sportivo in stato di abbandono e degrado, ovvero uno dei luoghi dove si sarebbero consumate le violenze sulle ragazzine, “deve essere ripristinato e reso funzionante il prima possibile”.
Don Patriciello ha espresso estrema gratitudine per la risposta di Meloni, che ha accolto il suo invito. “Ha mostrato sensibilità. Da credente ringrazio il Signore che ci dà la forza di andare avanti e di non arrenderci”, ha detto.
Le inchieste sul caso di stupro
L’inchiesta della procura di Napoli Nord prosegue insieme a quella della procura minorile, che si occupa degli indagati minorenni. Il numero degli indagati non è noto, anche se questi potrebbero essere numerosi.
Riguardo i due maggiorenni presunti responsabili delle violenze invece, si attendono le analisi dei contenuti dei cellulari sequestrati. Al 19enne, che non risulta legato ai contesti criminali della zona, verrebbe in particolare contestato un singolo episodio avvenuto dopo un contatto via social.
L’appello di una mamma
Anche la mamma di una delle bambine abusate ha lanciato un appello a Giorgia Meloni: “Presidente, siamo nelle sue mani: ci porti via da questo inferno“. In una lettera la donna chiede una legge ad hoc in grado di proteggere le vittime di violenze, pedofilia e prostituzione e le loro famiglie.
“Perché i pentiti di mafia hanno la possibilità di tornare a vivere in una condizione di protezione insieme con le loro famiglie e le vittime non criminali, come due bambine abusate, no, senza la possibilità di poter avere una nuova vita con le loro famiglie lontano dagli orchi e dall’inferno? Quando tra qualche tempo saranno restituite ai loro genitori, queste bambine torneranno a vivere là dove sono state violentate correndo gravi rischi e questo non è giusto né possibile”, conclude la mamma.