Giorgia Meloni blocca tutto: “Quella norma non passa”

Giorgia Meloni blocca tutto: “Quella norma non passa”

Giorgia Meloni pone un veto all’accesso diretto ai conti correnti per il recupero di imposte non pagate, per via dell’opposizione.

Nel cuore della notte, attraverso un post sul suo profilo Facebook ufficiale, la Premier, Giorgia Meloni ha fermato con forza l’idea di pignoramenti sui conti correnti degli italiani. Questa risposta arrivava in seguito alla pressione esercitata non solo dalla Lega, ma anche da Forza Italia per rivisitare la proposta.

Questo il post in questione: “Avviso ai naviganti: nella legge di bilancio NON C’È la misura che consentirebbe all’Agenzia delle Entrate di accedere direttamente ai conti correnti degli italiani per recuperare le imposte non pagate. Consiglio di non inseguire i sentito dire o documenti non ufficiali.

Giorgia Meloni

La reazione della coalizione

Dopo un’accesa discussione tra i partiti al potere, Giorgia Meloni ha ufficializzato il “No” al prelievo forzoso nelle tasche degli italiani. Un passo indietro che riflette la solidarietà politica e la risposta alle preoccupazioni dei cittadini riguardanti l’accesso diretto dell’Agenzia delle Entrate ai loro conti bancari per recuperare le imposte arretrate.

La posizione di Salvini

Anche il ministro Matteo Salvini aveva precedentemente rassicurato che non ci sarebbero state “incursioni” nei conti correnti. Da Palazzo Chigi, è stata chiarita la natura di questa misura, descritta come un’ottimizzazione di strumenti digitali preesistenti. Senza alcun accesso diretto ai conti per il recupero delle imposte.

Attualmente, il processo di pignoramento inizia con una serie di passaggi procedurali una volta identificato il mancato pagamento di una tassa. L’agente della riscossione, dopo aver inviato la notifica e i solleciti necessari, emette un avviso di intimidazione se non viene ricevuto alcun pagamento. Questo avviso, che precede il pignoramento effettivo, viene inviato un anno dopo la notifica iniziale. Da quel momento, il contribuente ha cinque giorni per saldare il debito, con l’opzione di richiedere una rateizzazione delle somme dovute.

La proposta iniziale mirava a rendere la procedura di pignoramento più snella e veloce, permettendo un controllo diretto sui depositi bancari. Tuttavia, la reazione politica e pubblica ha evidenziato le preoccupazioni per la privacy e la sicurezza finanziaria, portando a una rapida retromarcia su questa misura controversa.