Shawn Willis ha ammesso di aver ucciso la madre a 16 anni per un cellulare. Oggi, a 21 anni, è stato condannato a 30 anni di carcere.
Il Tennessee è stato teatro di un caso che ha scioccato l’opinione pubblica: Shawn Willis, oggi 21enne, è stato condannato a 30 anni di carcere dopo aver confessato l’omicidio della madre. Il fatto risale al 2020, quando il ragazzo aveva solo 16 anni. Secondo quanto riportato dall’Anderson County District Attorney General’s Office, la madre era appena rientrata da un turno di lavoro notturno e aveva tolto al figlio il cellulare come forma di punizione. Dopo una discussione, la donna era salita in camera da letto per dormire.

Una tragedia familiare scatenata da un gesto disciplinare
Quello che è successo dopo ha trasformato una lite domestica in un crimine terribile. Willis ha preso un’arma da fuoco non custodita, si è recato nella stanza della madre e le ha sparato due volte mentre dormiva. Solo successivamente ha chiamato la fidanzata confessando che sua madre era “coperta di sangue”. Fu il padre della ragazza a trovare il corpo e ad allertare le autorità. All’inizio, il giovane fornì diverse versioni dell’accaduto, per poi ammettere l’omicidio durante l’interrogatorio come riportato da WBIR-TV.
La condanna e le conseguenze legali per i minori
Il caso ha sollevato interrogativi sulla gestione delle armi in casa e sull’impatto che la tecnologia ha sui giovani. Il procuratore distrettuale Dave Clark ha dichiarato che, sebbene la pena sembri mite per un omicidio, essa è stata influenzata dalle leggi del Tennessee che prevedono limiti specifici per i minori condannati per omicidio.
Il gesto di togliere un cellulare – apparentemente innocuo – ha innescato una reazione spropositata, evidenziando la fragilità emotiva di alcuni adolescenti e la pericolosità della presenza di armi accessibili in casa. La famiglia è devastata, e lo stesso procuratore ha sottolineato come “questa ferita non potrà mai guarire”.
Il caso Willis diventa così un monito per genitori, educatori e legislatori: la combinazione tra accesso incontrollato alle armi, fragilità psicologica e dipendenza tecnologica può trasformarsi in tragedia.