Una giovane, ingannata e costretta a prostituirsi dopo dei “riti tribali”, trova la forza di denunciare i suoi aguzzini.
Una giovane donna nigeriana, convinta da due connazionali a lasciare il suo Paese, si è ritrovata intrappolata in un mondo di prostituzione, abusi sessuali e riti tribali.
Il terribile viaggio è iniziato con il suo sbarco a Reggio Calabria. Ma il suo incubo è continuato a Napoli fino alla denuncia dei suoi aguzzini.
I “riti tribali” e gli abusi sessuali su una giovane: i fatti
La giovane, fidandosi delle promesse dei suoi aguzzini, è partita alla volta dell’Italia credendo che una nuova vita l’aspettasse.
Una volta giunta a Reggio Calabria, come riportato da IlDifforme.it, la realtà si è rivelata ben diversa da quella che le era stata prospettata.
Rinchiusa in un appartamento a Castel Volturno, la giovane è stata sottoposta a un regime di terrore e soggiogata con violenze fisiche e psicologiche.
Oltre agli abusi sessuali, la ragazza è stata costretta a subire riti tribali, utilizzati dai suoi aguzzini per manipolarla e convincerla a prostituirsi.
La giovane è stata indotta a credere che solo dopo aver raccolto la somma di 35.000 euro, il costo del suo trasferimento in Italia, avrebbe ottenuto la libertà.
Il ruolo della “madame” e il giro di prostituzione
Un ruolo centrale in questo drammatico caso è stato svolto dalla donna, definita “madame“, che gestiva il giro di prostituzione.
Era lei a imporre alla giovane vittima la cifra da raggiungere per il presunto riscatto. Mantenendo un controllo totale sulla sua vita e sulle sue attività.
Le indagini, condotte con tenacia e precisione dalle autorità competenti, hanno permesso di ricostruire nei dettagli le dinamiche dell’intero sistema di sfruttamento.
Grazie a intercettazioni telefoniche, sopralluoghi e altre tecniche investigative, è stato possibile raccogliere prove sufficienti per portare alla condanna degli aguzzini.