Dopo 25 anni di carcere e 4 di libertà vigilata, Giovanni Brusca, responsabile della strage di Capaci, è ora un uomo libero.
Negli anni ’90, l’Italia fu scossa da una serie di eventi drammatici che misero in luce la brutalità di Cosa Nostra. Tra i protagonisti di quel periodo oscuro, Giovanni Brusca emerse come una delle figure più temute. Nato a San Giuseppe Jato, Brusca crebbe all’interno di una famiglia mafiosa e divenne rapidamente uno degli esecutori più spietati dell’organizzazione.
La sua ascesa all’interno della mafia fu caratterizzata da una serie di crimini efferati. Si stima che sia stato coinvolto in oltre 150 omicidi, tra cui quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un collaboratore di giustizia, rapito e brutalmente ucciso dopo 779 giorni di prigionia.

La strage di Capaci e la collaborazione con la giustizia
Il 23 maggio 1992, l’Italia fu sconvolta dalla strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Brusca fu colui che materialmente azionò il telecomando che fece esplodere l’autostrada A29, segnando uno dei momenti più tragici nella lotta dello Stato contro la mafia.
Arrestato nel 1996, Brusca inizialmente tentò un falso pentimento, ma successivamente decise di collaborare con la giustizia. Grazie alle sue dichiarazioni, furono arrestati e condannati numerosi membri di Cosa Nostra. Questa collaborazione gli valse una riduzione della pena, evitando l’ergastolo.
Giovanni Brusca è ora un uomo libero
Dopo aver scontato 25 anni di carcere e 4 anni di libertà vigilata, a fine maggio 2025, Giovanni Brusca ha terminato ogni obbligo con la giustizia italiana. Continuerà a vivere lontano dalla Sicilia, sotto falsa identità e inserito nel programma di protezione testimoni. La notizia della sua completa libertà ha suscitato nuovamente polemiche e discussioni sull’efficacia delle leggi italiane nei confronti dei collaboratori di giustizia. Il tutto come riportato da ansa.it