Un marito accoltella sua moglie, ma per la giudice le ferite “non hanno determinato alcun pericolo di vita”.
Nelle ultime settimane la giudice Maria Bonaventura, presidente della quinta sezione penale del tribunale civile di Roma, è finita al centro delle polemiche a causa delle sue sentenze. Dopo il caso della “palpata breve”, questa volta arriva quello di un marito che ha preso a coltellate la moglie.
Il caso dell’uomo violento
L’uomo era stato accusato di aver sottoposto la moglie a 13 atti di vessazione fisica e psicologica, tra ingiurie, minacce di morte, calci e pugni.
Il 22 novembre 2019 dopo averla ripetutamente colpita con schiaffi al volto, calci e pugni l’ha colpita con due coltellate usando uno strumento da cucina. La donna riportò “due ferite penetranti nella parete toracica posteriori”.
Testimone dell’accaduto c’è la figlia che, nel momento dell’accoltellamento, è stata costretta a tamponare il sangue che usciva dal corpo della madre.
La sentenza della giudice
Nell’ottobre del 2021 arriva la condanna a un anno e sei mesi di reclusione per un uomo violento che ha accoltellato la moglie. Ma è stato escluso il reato di tentato omicidio, dal momento che ha retto solo l’accusa di lesioni.
Secondo la giudice Maria Bonaventura, le coltellate inferte alla donna erano “ferite non penetranti che non hanno determinato alcun pericolo di vita e suturabili con due punti”.
Per il Tribunale, tutto era nato da una lite sul ritorno della donna al paese d’origine e sulla gelosia, oltre che sulle ragioni del marito “stanco di occuparsi della casa e dei figli” in assenza della moglie. Per il collegio si profila “un quadro parzialmente diverso e meno grave di quello contestato”, mentre le dichiarazioni della persona offesa sono “poco convincenti”.
E questo perché la vittima mesi prima delle coltellate si è allontanata dalla loro abitazione a causa di un altro uomo. Poi la donna fece ritorno circa dieci giorni prima, chiedendo al marito di perdonarla.
La giudice ieri si è difesa spiegando che non è mai uscita dalla sua sfera di competenza. Così ha preannunciato una denuncia al Consiglio Superiore della Magistratura. Infine, ha puntualizzato: “Il mio ruolo mi conferisce autonomia e indipendenza ed è in ragione di questi princìpi che ho scritto la mia sentenza”.