Migliaia di persone davanti al dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, dove Giulia Cecchettin avrebbe dovuto laurearsi.
Il 18 novembre il corpo di Giulia Cecchettin è stato ritrovato nel lago di Barcis. Solo tre giorni prima, avrebbe dovuto laurearsi in Ingegneria Biomedica, all’Università di Padova. Proprio qui, questa mattina migliaia di studenti sono arrivati con passo lento per ricordare Giulia – non con un minuto di silenzio – ma con un chiassoso minuto di rumore.
L’omaggio a Giulia Cecchettin davanti all’Università
Rumore di chiavi e mani, insieme alle urla di tutti gli studenti che frequentavano la stessa università di Giulia Cecchettin, scomparsa domenica 11 novembre e ritrovata senza vita solo tre giorni fa. Presenti sia gli amici della 22enne che il resto del dipartimento di Geoscienze, dove la vittima seguiva le lezioni.
Nella visibile emozione dei ragazzi scossi dalla tragedia, decide di parlare un amico di Giulia, Davide, che commenta ai microfoni di Fanpage.it: “Mi chiamo Davide e ho conosciuto Giulia in aula i primi giorni di università, circa tre anni e qualche mese fa. E voglio dire che spesso nei giornali, quando succedono cose del genere, la vittima viene spesso idealizzata. Si raccontano tante cose che magari non sono vere, però di Giulia posso dire, io che l’ho conosciuta personalmente, che era una ragazza tanto tanto dolce“.
L’amico di Giulia Cecchettin parla di una ragazza dal “sorriso vero”. Le foto che circolano da giorni sul web la ritraggono nella sua quotidianità, e così Davide decide di descriverla: “Giulia era una dormigliona, in aula, spesso durante le pause, le piaceva appisolarsi ed era veramente tenero vederla dormire con la testa tra le braccia sul banco, insieme anche altri amici. È un gran bel ricordo, Giulia meritava di essere felice, però se oggi siamo tutti qui è perché questo non è successo e questo non va per niente bene“.
Il direttore: “Daremo a Giulia la vera laurea”
Gaudenzio Meneghesso, direttore del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, dove si trovava il corso di laurea di Giulia Cecchettin, spende due parole per ricordare la giovane vittima: “Giulia aveva fatto l’esame con me a luglio in Fondamenti di elettronica, l’ha passato molto bene e ce l’ho ben impressa”, racconta.
“Veniva spesso da me a chiedermi informazioni ed esercizi, una studentessa brillante. Se la sua famiglia sarà d’accordo, noi daremo a Giulia la vera e propria laurea, non una in memoria o ad honorem, perché di fatto la ragazza aveva completato tutto l’iter di studi, doveva solo discutere la tesi”, dichiara Meneghesso.
La parola passa poi alla relatrice di Giulia, la professoressa Silvia Todros, che riesce solo a specificare il tema della tesi, incentrata sullo sviluppo di materiali per la tracheotomia. Dopo un inizio chiassoso, anche gli amici di Cecchettin si chiudono nel doloroso silenzio.
“Giulia non è scomparsa”
Tra coloro che sono riusciti ad esprimere la loro rabbia per la terribile morte di Giulia Cecchettin, c’è anche la presidente del consiglio degli studenti, che commenta: “Giulia non è scomparsa, perché Giulia è stata uccisa, è vittima di femminicidio e credo che chiamarla scomparsa o chiamare follia o mostruosità o raptus o momento difficile ciò che ha portato a ucciderla sia mancare di rispetto a lei e a tutte le altre vittime, nascondendo quello che è un problema”.
La ragazza affronta il problema parlando di “cultura dello stupro” che è “una cultura in cui siamo immersi tutti e tutte da quando nasciamo e non possiamo farci niente. Non c’è un modo per fuggire da una cultura che al suo apice ha l’uccisione, ma che si regge su una serie di atteggiamenti quotidiani che siamo educati a tollerare, a sopportare, a giustificare, a incoraggiare e che sono la pacca sul sedere non richiesta, le battute sessiste, la possessività di un ragazzo che non ti lascia uscire la sera, andare a denunciare e sentirsi chiedere come eri rivestita e quanto avevi bevuto, se avevi detto no esplicitamente anche se stavi urlando e stavi piangendo”.
“Abbiamo il coraggio di farle notare queste cose, di alzare la voce, perché questo è quello che succede e credo che questo minimo di coraggio quotidiano sia quanto è dovuto a Giulia e a tutte le altre”, tuona infine la presidente del consiglio.
“Giulia poteva essere chiunque di noi”
Infine, parlano anche alcuni di coloro che non avevano mai conosciuto Giulia di persona. Tuttavia, “sentivamo il bisogno di esserci”, dicono gli studenti a Fanpage.it.
Esordisce Alessia dicendo: “Ho sentito il bisogno di esserci perché Giulia poteva essere chiunque di noi, una mia compagna di corso, la persona a cui ho prestato la penna il primo giorno di lezione e il suo omicidio mi ha toccato nello specifico perché aveva la mia età, perché frequentava questi spazi, gli stessi che frequento io, perché, banalmente, potevo essere io”.