Caso Giulia Tramontano: Impagnatiello la avvelenava anche con ammoniaca e cloroformio

Caso Giulia Tramontano: Impagnatiello la avvelenava anche con ammoniaca e cloroformio

Il barman aveva comprato online un flacone di composto chimico che si era fatto spedire a casa sotto falso nome.

Che qualcosa non andasse Giulia Tramontano lo aveva capito da tempo e lo aveva anche detto a sua madre nel periodo antecedente al suo omicidio. “Mi sento drogata“, hanno letto gli inquirenti nelle sue chat ed ancora “ho dormito molto male, mi sento una pezza“. Il motivo di questi malesseri lei purtroppo non poteva saperlo ma ora è perfettamente chiaro a chi indaga.

Alessandro Impagnatiello, il suo compagno che poi l’ha uccisa a coltellate lo scorso 27 maggio, stava cercando di avvelenarla da almeno sei mesi utilizzando diversi composti chimici: veleno per topi, ammoniaca e cloroformio. Quest’ultimo, praticamente impossibile da acquistare legalmente, il barman lo aveva comprato online sotto falso nome e se l’era fatto spedire a casa.

L’ammoniaca nell’acqua

Impagnatiello, insomma, stava tentando il tutto per tutto negli ultimi mesi della sua relazione. Il cloroformio, peraltro, spiega tutti quei sintomi che Giulia descriveva alla madre come spossatezza, fiacchezza e sonnolenza. Sensazioni che non possono essere provocate dal veleno per topi.

Il barman, inoltre, avrebbe anche messo dell’ammoniaca nell’acqua potabile che aveva in casa. Impagnatiello avrebbe comunque “sbagliato” le dosi visto che la ragazza incinta si era subito accorta dell’odore strano che proveniva dalle bottiglie. A dimostrarlo sono ancora una volta le sue chat di WhatsApp: “L’acqua che abbiamo preso puzza terribilmente di ammoniaca“, ha scritto Giulia ai suoi familiari il 9 dicembre del 2022.

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