Giulio Regeni, le orribili rivelazioni della madre: “Ho visto la brutalità…”

Giulio Regeni, le orribili rivelazioni della madre: “Ho visto la brutalità…”

Processo Giulio Regeni: la madre Paola Deffendi racconta il dramma del riconoscimento del corpo del figlio e l’orrore delle torture subite.

Durante il processo per Giulio Regeni, presso la prima Corte d’Assise di Roma, la madre Paola Deffendi ha offerto una testimonianza toccante. La donna si è presentata nell’aula bunker del carcere di Rebibbia per testimoniare contro i quattro agenti dei servizi segreti egiziani imputati nel caso.

Quando ho dovuto riconoscere il corpo di Giulio ho potuto vedere solo il suo viso: ho visto la brutalità, la bestialità, sul corpo di nostro figlio“, ha dichiarato con voce rotta dall’emozione. Il corpo del ricercatore, recuperato privo di vita e segnato da torture atroci, fu un colpo devastante per i genitori.

Era coperto da un telo e chiesi di poter vedere almeno i piedi ma una suora mi disse ‘suo figlio è un martire’. Lì capii che era stato torturato“, aggiunge.

Gli ultimi giorni di Giulio Regeni: la testimonianza della madre

Paola Deffendi, come riportato da Sky News, ha ricostruito anche gli ultimi momenti in cui la famiglia era riuscita a entrare in contatto con Giulio Regeni. “L’ultima volta lo abbiamo visto, tramite Skype, è stato il 24 gennaio 2016. Ci disse del 25 gennaio, di cosa significasse al Cairo quella data. Gli dissi ‘Mi raccomando stai a casa’. Lui ci spiegò di aver fatto la spesa per più giorni, ci rassicurò“, racconta.

La data del 25 gennaio, anniversario della rivoluzione egiziana del 2011, è una ricorrenza spesso associata a tensioni politiche. In merito al 27 gennaio – giorno della scomparsa – aggiunge: “Mio marito mi ha chiamato con una voce mai sentita prima. Mi disse che Giulio era scomparso“.

Una ricerca piena di pericoli

Secondo quanto emerso durante l’udienza – che nelle settimane scorse ha visto l’intervento di un supertestimoneGiulio Regeni era già stato in Egitto durante il colpo di Stato del generale al-Sisi nel 2013, ma nel 2015 aveva rassicurato i familiari sul fatto che la situazione appariva più stabile. “Ci disse che la situazione era più calma e si sentiva tutelato in quanto ricercatore straniero“, spiega la madre.

Nel suo racconto, Paola Deffendi ha inoltre ricordato un incontro casuale con l’ambasciatore egiziano in un aeroporto italiano: “Non l’ho mai detto prima. Ci siamo seduti accanto a lui, chiedendo se sapeva che c’era un processo in Italia sul caso Regeni, lui disse di sì“.