Sfogo di una vedova, cinque anni dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova: tra giustizia non esercitata e memoriale assente.
La drammatica realtà che ha seguito il crollo del Ponte Morandi ha lasciato cicatrici profonde nelle vite di molti. Al centro di questo, Giovanna Donato, l’ex moglie di Andrea Cerulli, 47 anni, un portuale tra le 43 vittime di quella tragedia. In una lettera pregnante, Giovanna pone l’accento sulla lunga odissea di cinque anni che ha seguito il disastro. Un periodo durante il quale ha visto società responsabili patteggiare e sfuggire alle responsabilità, mentre la giustizia sembra ancora lontana.
Memoria e verità: la lunga attesa
Giovanna mette in luce come, in tutto questo tempo, non solo la giustizia sia stata elusa, ma anche la memoria delle vittime. Non esiste ancora un memoriale per commemorare quelle 43 vite perdute. E ancor più agghiacciante, il quartiere che una volta era dimora di tante famiglie, ora è abbandonato e dimenticato, proprio come la tragedia stessa.
Una tragedia che sembra essere stata messa in ombra da decisioni discutibili. La città di Genova ha ricevuto ingenti finanziamenti post-tragedia, ma il modo in cui sono stati investiti solleva dubbi. Una legge per proteggere i cittadini rimane bloccata, mentre altre leggi vengono promulgate senza riguardo.
Il Ponte che Genova non dimentica
Il cuore della lettera risiede nella profonda tristezza di una madre che deve crescere suo figlio senza il suo partner. Cinque anni possono sembrare un lungo periodo, ma per Giovanna ogni giorno è una fresca rievocazione del dolore di quel 14 agosto. Le parole finali sono un grido lancinante che ricorda la perdita di Andrea e la sofferenza di Cesare, il loro figlio. Un ricordo che, nonostante il passare del tempo, rimane incancellabile.