La Coldiretti ha realizzato un’indagine che mette in evidenza come, a causa della crisi, la lista della spesa degli italiani sia cambiata.
Prezzi record per quanto riguarda i prodotti alimentari sugli scaffali dei supermercati. Ad annunciarlo è l’Istat, le cui stime prevedono un aumento dell’inflazione per il mese di settembre. Si tratta di prezzi mai visti per la spesa dal 1983.
A causa dei recenti avvenimenti, come la pandemia globale, la guerra in Ucraina e la crisi climatica, i costi energetici e di produzione sono arrivati alle stelle. Secondo i dati della Coldiretti l’inflazione costa alle famiglie italiane oltre 8,1 miliardi di euro.
L’aumento generalizzato dei prezzi sta portando a una diminuzione del potere d’acquisto: si tratta dell’inflazione. Una situazione analoga si era verificata durante l’agosto del 1983, quando ci fu un incremento dell’inflazione dell’11%.
Il settore alimentare
Tra i settori colpiti dall’inflazione, anche quello alimentare. La Coldiretti ha condotto un’indagine secondo cui sono emerse le “difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo rinunciando anche alla qualità.”
Alla luce dell’attuale situazione, gli italiani sono più propensi a fare la spesa nei discount dove i prezzo sono più bassi, girando anche più di un supermercato per andare a caccia di prodotti diversi e a prezzi più convenienti.
L’indagine Coldiretti
La Coldiretti ha precisato che “L’81% degli italiani ha preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso. Evitando di farsi guidare troppo dalla molteplicità di stimoli che sono attivati nei punti vendita. Nella classifica dei prodotti più colpiti dalla scure dei consumatori, secondo l’analisi ci sono al primo posto gli alcolici ai quali sono stati costretti a dire addio, del tutto o anche solo parzialmente, il 44% degli italiani.”
E prosegue: “Al secondo posto i dolci che vengono tagliati in quantità dal 44%. Mentre al terzo ci sono i salumi ai quali ha rinunciato il 38,7% dei cittadini. Subito davanti al pesce (38%) e alla carne (37%). Ma il carovita porta addirittura a ridurre gli acquisti di alimenti per bambini, con il 31% di persone che ne acquista di meno. In situazione di difficoltà i meno colpiti sono alcuni prodotti base della dieta mediterranea come frutta (tagliata del 16% dei consumatori), verdura (dal 12%) e pasta (dall’11%).”